«Siamo al collasso»: il drammatico messaggio di un'infermiera del Papa Giovanni
Di chat in chat, da un paio di giorni gira l'appello di una operatrice dell'ospedale cittadino che offre un quadro sempre più inquietante della situazione. Unica richiesta: state a casa
Il messaggio vocale gira ormai da un paio di giorni sulle chat WahtsApp della Bergamasca. A registrarlo una infermiera che lavora al Papa Giovanni di Bergamo e che manda un messaggio disperato a tutti noi. Perché la situazione, ormai, è al limite. Il Coronavirus dilaga e l'ospedale cittadino fa sempre più fatica a gestire la pressione.
Riportiamo, di seguito, la trascrizione del messaggio, parola per parola.
«Buongiorno a tutte, chiedo scusa se uso questo numero ma ho un piacere enorme da chiedere a tutte quante. Sono la mamma di R… C… e come gran parte di voi sapranno lavoro in Terapia Intensiva all’ospedale Papa Giovanni. Vi mando questo messaggio da parte mia e da parte di tutti i miei colleghi infermieri e di tutti i medici: stiamo facendo dei turni di lavoro massacranti, stiamo togliendo tempo alle nostre famiglie, ma non ce la facciamo più. In ospedale non c’è più posto, non ci sono più posti letto, non ci sono più risorse e le nostre energie sono praticamente quasi del tutto finite. Per cui chiedo, per favore, a voi, ai vostri bambini e alle vostre famiglie di stare a casa: state a casa, uscite il meno possibile, dobbiamo fermare questo contagio perché non ce la facciamo più, siamo al collasso. Dovete darci una mano anche voi. Se non fisicamente, perché non potete venire in ospedale ad aiutarci, ma collaborando: per favore, state a casa. Chiedete ai vostri bambini di fare attenzione quando giocano, di cercare di non farsi male perché il Coronavirus è in qualunque Pronto soccorso andiate. E per un taglio, per una storta o per una gamba rotta rischiate di uscire dal Pronto soccorso con il Coronavirus. Fate questo sacrificio, ve lo chiedo da parte mia e da parte di tutti i miei colleghi. Noi lo stiamo facendo all’inverosimile, però dovete aiutarci anche voi. Per cortesia state a casa, non uscite. Scusate».