Gli alunni di Curnasco e la speranza: «Sono a casa per il virus, ma ho fiducia nei medici»
L’impegno di maestre e genitori, le poesie sulla solitudine dei bambini della quarta B e la speranza che non si spegne nelle pagine del Diario di bordo: «Sono spaventata, ma ci sono le mie due super nonne». «I miei lavorano il doppio, sono andata nell'orto». «Voglio stare coi compagni»
di Monica Sorti
«Caro Diario, da quindici giorni la scuola è chiusa a causa di un Virus nuovo chiamato CoronaVirus… Questo Virus ha causato migliaia di morti. Sono molto dispiaciuto per questa situazione, ma sono pacifico, perché ho fiducia nei medici che lavorano giorno e notte per salvare tante vite umane, come mia zia che è infermiera e lavora in Ospedale. Da quando la scuola è chiusa passiamo tanto tempo in casa. Al mattino per svegliarmi meglio guardo, al massimo cinque minuti, dei video al computer. Mi piacciono molto quelli sportivi. Poi faccio colazione e passo la mattina a fare i compiti, se ho bisogno di aiuto chiamo papà o mia sorella. Sono un po’ preoccupato per i miei compagni di scuola, perché non so come stanno e cosa fanno tutto il giorno, non li posso vedere più, ma so che nessuno è malato. Mi immagino che facciano colazione e i compiti come me e al pomeriggio guardino un po’ di TV. Spero che tutta questa situazione finisca presto e che possa rivedere i miei amici!». Federico M.
Tenere in vita. È questo l’obiettivo che si prefiggono gli alunni della quarta B della scuola primaria di Curnasco, insieme alle loro insegnanti. Un messaggio di speranza che si collega alle poesie che, in maniera assolutamente inconsapevole, erano state scritte lo scorso anno, per partecipare al Festival Nazionale di Poesia di San Pellegrino Terme. «Il tema riguardava la solitudine - spiega la maestra Mariagrazia Cavagna -. All'inizio ci era sembrato un argomento che non ci toccava molto ma, rileggendole alla luce dei tragici avvenimenti di questi giorni, quello che mi ha colpito è stato proprio il messaggio di speranza che ciascuno di questi testi, che sono collegati tra di loro, ha aperto sul mondo». Testi che si collegano proprio al concetto di tenere in vita. «Anche se l’attività didattica è solo online, l’attenzione mia e della collega Serafina Fustinoni, con la quale lavoro molto in interdisciplinarità, è stata proprio incentrata su questo».
Tenere in vita, per quello che si può fare. Per quanto fredda l’attività online possa essere. «Anche se non senza difficoltà, perché al di là degli strumenti che abbiamo a disposizione la fatica è quella di non vedersi, non guardarsi negli occhi, non poter formare dei piccoli gruppi, delle coppie, in modo che poi tutto venga rilanciato nel grande gruppo della classe. La maestra Serafina e io ci siamo sentite fin da subito per mantenere in vita tutto questo. E lo stiamo facendo ora con l’articolo, lo stiamo facendo con gli scritti che i bambini mandano attraverso il loro diario di bordo, che è il filo di presa di cura che cerchiamo di alimentare».