Fabrizio Persico di Nembro, 72 anni e due bypass, è riuscito a guarire
Una situazione non troppo compromessa, ma visto l’infarto e i due bypass ha ricevuto un’attenzione particolare. «Dovrò aspettare due ulteriori tamponi per sapere se è uscito dal mio corpo. Mi preoccupa, ma continuo a pensare che sono vivo»
di Elena Conti
Finalmente una buona notizia. A Nembro, nonostante il numero impressionante di morti, c’è anche chi guarisce. Ne è un esempio Fabrizio Persico, di 72 anni, che è tornato a casa già venerdì scorso e sta meglio. Ci ha raccontato la sua esperienza. «Sono stato ricoverato - spiega - durante la notte tra il 3 e il 4 marzo all'ospedale Papa Giovanni. Sono stato accompagnato personalmente dalla dottoressa Clara Bettini, che è venuta a casa mia a visitarmi e ha chiamato il 112, restando con me fino all'arrivo. Quando siamo giunti al pronto soccorso, prima di me c’erano altri pazienti, quindi ho aspettato il mio turno su una barella. I medici mi hanno fatto domande, in merito alla mia febbre alta e alla tosse, poi ho aspettato che anche gli altri arrivati fossero assistiti».
«Mi hanno fatto il tampone in mattinata e il giorno dopo, giovedì 5, ho avuto la risposta: positivo. Il giorno seguente mi hanno trasferito in pneumologia per le radiografie e hanno cominciato la somministrazione della cura contro il Coronavirus. La mia situazione non risultava troppo compromessa, ma considerando i miei seri precedenti clinici, che comprendono un infarto e due bypass, ho ricevuto un’attenzione particolare. Quasi ogni giorno, inoltre, mi prelevavano il sangue per verificare gli effetti della cura. Fortunatamente ha avuto buoni risultati. Il mercoledì successivo sono stato trasferito nel reparto di Medicina e venerdì mi hanno dimesso».
«La cura - specifica Fabrizio - era composta dagli antibiotici e da un mix di farmaci, compreso uno contro l’artrite reumatica e uno derivante dalla clorochina simile al chinino, utilizzato in Africa contro la malaria. Una cura sperimentale, ma in queste situazioni nuove bisogna avere l’intelligenza di fare da cavia e sperare che sia utile anche per quelli che vengono dopo di noi. Non solo è stata efficace contro il Coronavirus, ma ha avuto un effetto positivo anche sulla mia spalla sinistra, per la quale soffro di preartrite: il dolore è scomparso dopo poco tempo e ancora non è tornato. Certo, è stata una cura molto pesante, che ha debilitato molto il mio fisico. In ospedale avevo spesso la nausea, mangiavo poco. Inoltre il virus sembra quasi annullare i sensi dell’olfatto e del gusto, solo ora comincio a riprenderli».
L’articolo completo e altre notizie su Nembro alle pagine 22 e 23 del numero di PrimaBergamo in edicola fino al 26 marzo, oppure sull'edizione digitale QUI.