strappo al cuore

Capitano mio capitano. Curno piange Dario Benedetti

Il figlio di Aldo Benedetti era il numero 10 della squadra di calcetto del Gruppo volontari, suonava il timpano ne «La nota in più». Tantissimi i messaggio di addio: «Un inno alla gioia, alla vita. Era contagioso». «Si è ammalato e non è più riuscito a venire a suonare. L’abbiamo sempre aspettato»

Capitano mio capitano. Curno piange Dario Benedetti
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di Monica Sorti

Ciao Capitano. È così che il Gruppo Volontari ha salutato Dario Benedetti, 35 anni. Era figlio di Aldo, persona conosciuta da tutti in paese in quanto medico condotto e per molti anni in Consiglio comunale. Un altro strappo al cuore per una comunità già duramente provata dalle perdite di questi giorni. «Aveva avuto un po’ di problemi cardiaci a gennaio, era stato in ospedale, ma sembrava si stesse riprendendo - racconta commosso Angelo Pigolotti, il presidente del GVC. - La cosa ancora più triste è che non abbiamo neanche potuto dargli l’ultimo saluto. Dario era il capitano della nostra squadra di calcetto, dirigeva tutto e ci dava la forza. Era la mascotte del gruppo». Angelo racconta stralci dei loro momenti insieme, pieni di risate e buonumore. «Noi facevamo finta di trovargli squadre più prestigiose dove mandarlo a giocare, io facevo il suo procuratore e lui si entusiasmava come i giocatori veri. Anche se gli proponevamo una trasferta in Russia, lui diceva “non vado, io gioco nel Curno”. Voleva restare con noi, perché qui si divertiva. Una volta, quando eravamo al mare, è passato un elicottero e gli abbiamo detto “guarda sono quelli di Sky  che ti stanno cercando”. Adesso che purtroppo ci ha lasciato, per noi è dura».

Angelo racconta che, in questo terribile momento, alcuni dei loro ragazzi hanno tanti problemi. «Noi, purtroppo, non possiamo fare molto. Non ci siamo più potuti incontrare e ci teniamo in contatto con le video chiamate. Per loro, rimanere in casa è ancora più difficile». Anche Elisabetta Valente, volontaria GVC, lo ricorda con affetto: «Simpatico, giocherellone, molto scherzoso e affettuoso. L’ho anche ospitato in casa mia, con il progetto  “Dopo di Noi”. I ragazzi, a turno, venivano nelle case di noi volontari per alleviare le famiglie e per vivere alcuni giorni in un contesto diverso dal loro. Dario è stato nella nostra casa, ha conosciuto i miei figli, mio marito, e così ha conosciuto anche tante famiglie di Curno e di Mozzo che si sono offerte per ospitarli». Il progetto si è poi concluso nel momento in cui è stato aperto l’appartamento di Abilitare Convivendo.

«Ricordare Dario è un inno alla gioia, alla bontà, all'entusiasmo e alla vita» dice Giovanni Fedrici, un altro volontario di GVC. «Dario era contagioso in tutto questo, emanava uno spirito vitale. Amava la geografia e la storia e non resisteva alle annuali raccolte delle figurine dei giocatori Panini. L'Inter lo portava nel cuore. Era il trequartista ideale, con il numero 10 stampato sulle spalle: il capitano per eccellenza. Ero ed eravamo impreparati alla sua partenza». E aggiunge: «Il mio rimpianto è non aver potuto suonare insieme. Lui timpanista, io trombettista».

Già, perché Dario era anche questo, uno con la musica dentro. Faceva parte dell’orchestra sinfonica «La nota in più» e la responsabile scientifica Maria Carolina Marchesi ce lo racconta così: «Dario era con noi da otto anni, gli piaceva tantissimo la musica. Aveva scelto le percussioni, credo che fosse una sua passione da tempo e lo si capiva dall'attenzione e dalla capacità che ha subito dimostrato di interagire con il resto dell’orchestra perché, chi suona questo strumento, ha un peso molto importante nel segnalare il ritmo e le emozioni che la musica porta con sé».

L’articolo completo e altre notizie su Curno alle pagine 30 e 31 del numero di PrimaBergamo in edicola fino al 9 aprile, oppure sull'edizione digitale QUI.

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