Sunaj, Andrea e quelli di Utengas ora ci danno ossigeno. Produzione di bombole decuplicata
L’azienda di Comun Nuovo si occupa di gas tecnici industriali e alimentari. Ma vista l’emergenza, ora si sta dedicando alle bombole medicali. «Abbiamo paura del contagio ma ci sentiamo in dovere di lavorare. Per Bergamo, per l’Italia»
di Matteo Simeone
Cosa vuol dire lavorare ai tempi del Covid-19? È vero, l’indicazione è quella di stare a casa il più possibile. Ma chi svolge lavori essenziali deve recarsi al lavoro, a maggior ragione quei combattenti impegnati a vario modo nella guerra contro il virus. A Comun Nuovo ha sede la Utengas srl, che in questo momento si sta occupando di riempire bombole per l’ossigeno medicale, destinato sia agli ospedali che alle case di riposo. E, ovviamente, anche ai pazienti che si trovano presso il proprio domicilio. Abbiamo conosciuto Sunaj Fetahi, un ragazzo che abita a Comun Nuovo, gioca a calcio nel Comun Nuovo e lavora per quest’azienda. Insieme a lui Andrea Masieri, uno dei proprietari della Utengas. Realtà che, normalmente, si occupa principalmente di gas tecnici industriali e alimentari.
Sunaj ha raccontato: «Vista l’emergenza, ora siamo tutti concentrati sulla produzione di ossigeno medicale. La nostra produzione nel settore è aumentata di 10 volte rispetto a quella normale. Io stesso mi occupo della ricarica delle bombole. Lavoriamo su due turni: alcuni di noi iniziano alle 6 del mattino e finiscono alle 15; l’altro turno inizia alle 9 e termina alle 18. Questo perché la produzione di ossigeno richiede uno sforzo a ciclo continuo e così possiamo garantirlo».
«In questo momento così delicato, anche noi abbiamo paura del contagio. Siamo però ricoperti da protezioni, disinfettiamo tutto il materiale che arriva e con il quale entriamo in contatto, proprio per non prendere il virus. Ma ci sentiamo obbligati anche a lavorare: solo così possiamo dare il nostro contributo a Bergamo, alla Lombardia e all'Italia. Per quello che possiamo, stiamo facendo la nostra parte».
«Cosa vorrei dire ai lettori? - conclude Sunaj -. Ho provato a stare a casa sette giorni e so che è noioso. Ma lo si fa per il bene di tutti, quindi è giusto rispettare le norme che ci vengono imposte. Noi lavoriamo come cavalli per garantire a quante più persone possibili l’ossigeno medicale».