il cuore spezzato

Il prof Occelli di Mozzo ora è lassù, a dipingere le sue ceramiche

Insegnante di arte e immagine alle medie, il 28 marzo era stato ricoverato a Ponte, poi due settimane di terapia intensiva a Como. Stava migliorando, fino alla crisi. «Grazie Gio per esserci stato, è stata una fortuna averti avuto come papà»

Il prof Occelli di Mozzo ora è lassù, a dipingere le sue ceramiche
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di Dino Ubiali

«Ciò che facciamo per noi stessi muore con noi. Ciò che facciamo per gli altri e per il mondo rimane ed è immortale». Con questa citazione la famiglia ha voluto dare l’ultimo saluto al prof. Giovanni Occelli, marito di Elena, padre di Alessandro, Cristina, Matteo e Sara, insegnante di arte e immagine alle scuole medie di Mozzo, prematuramente scomparso martedì 28 aprile.

Lo avevamo incontrato l’11 marzo per un caffè e avevamo programmato un’intervista per parlare della scuola ai tempi del Covid. Era sereno come sempre, sorridente: «Sono partito per un viaggio programmato durante le vacanze di Carnevale, per incontrare i miei due fratelli minori, Giuseppe e Bruno, che abitano in Olanda, che non vedevo da tempo - raccontava -. Adesso sono rientrato e mi sto attrezzando per l’insegnamento a distanza». Occelli, non aveva mai nascosto la sua mancanza di dimestichezza con le tecnologie, l’informatica. Ma non ha un cellulare? «Sì, ma lo tengo a casa perché tanto non mi serve, se vuole mi scriva via mail oppure mi telefona a casa…».

Verso metà marzo i primi sintomi della malattia e poi il 28 è stato ricoverato a Ponte San Pietro, trovato positivo al virus, e il 30 marzo è stato trasferito a Como all'ospedale Sant'Anna. Dopo un paio di settimane in terapia intensiva sembrava esserci un miglioramento, ma poi è arrivata la crisi che martedì l’ha portato via. In paese le chat dei vari gruppi a scuola tenevano tutti aggiornati sulle condizioni di salute, con momenti di sconforto e di speranza, fino alla tragica notizia.

Era pieno d’amore ed entusiasmo che metteva in tutto ciò che faceva, sia in famiglia, che nella scuola che fra gli amici e le persone che lo circondavano. Quelli che lo hanno conosciuto lo hanno amato e lo ricordano per la sua vitalità, il suo entusiasmo, la sua simpatia contagiosa e il suo saper sempre sdrammatizzare. Amava il proprio lavoro, aveva un’instancabile voglia di fare, di organizzare, era appassionato e sapeva trasmettere questa passione, non vedeva l’ora di andare a scuola e di stare con i ragazzi, era la sua vocazione. Amava trascorrere le sue pause in mezzo alla natura, all'aria aperta, e soprattutto nella casa in montagna dove ha sempre riunito la famiglia e gli amici. I suoi cari lo ricorderanno sempre per l’amore che ha sempre dimostrato e per aver insegnato ad affrontare la vita con il sorriso e ironia. Metteva tutta l’energia che aveva in quello in cui credeva.

«Grazie Gio per esserci stato, è stata una fortuna averti avuto come papà - dicono i figli - siamo orgogliosi di quello che hai fatto e del segno indelebile che hai lasciato in noi. Sei sempre stato presente con tutti, la tua famiglia, i tuoi fratelli e Giacomo, il tuo cognato speciale. Che ora insegni agli angeli la tua arte e che il tuo cammino sia circondato dalle tue ceramiche piene di colore. Ovunque sarai, saprai rallegrare e coinvolgere con il tuo stile e il tuo sorriso. Noi ti ritroveremo nell'aria, nel vento e nelle piccole cose, sarai sempre con noi».

Era nato 66 anni fa a Cuneo e aveva vissuto a Saluzzo, terra a lui molto cara...

L’articolo completo e altre notizie su Mozzo alle pagine 32 e 33 del numero di PrimaBergamo in edicola fino al 7 maggio, o in edizione digitale QUI.

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