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La ripartenza delle attività a Dalmine: c'è il furgone vintage che ti porta l'aperitivo!

Paure e speranze dei commercianti. Pontillo: «Situazione critica, positive le prime iniziative del comune. Al lavoro per capire le limitazioni». Giacomelli: «Due mesi così mettono in ginocchio chiunque». Accademia: «Non è giusto pagare l’affitto». L’iniziativa del Caffè del Viale

La ripartenza delle attività a Dalmine: c'è il furgone vintage che ti porta l'aperitivo!
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di Laura Ceresoli

La fase 2 è iniziata con una graduale ripresa delle attività produttive. Resta tuttavia una profonda apprensione nei negozianti dalminesi che stanno subendo un danno devastante a causa di questa emergenza sanitaria. Commercio, ma anche bar e ristoranti, sono tra i settori più toccati dalla crisi. E la sopravvivenza di tante piccole attività è ora messa a repentaglio.

«La situazione è critica, sia da un punto di vista economico che sociale - dice il presidente dell'Opec di Dalmine Stefano Pontillo - ma penso che al momento nessuno conosca la reale entità del problema. Ho accolto positivamente le prime iniziative dell'amministrazione comunale a favore dei commercianti, sono convinto che molte altre ne seguiranno nelle prossime settimane per favorire la ripresa delle attività in sicurezza e stimolare i consumi da parte dei cittadini. Sicuramente quello della sicurezza, legata alla sanificazione dei locali, sarà un tema centrale dei ragionamenti delle prossime settimane e sul quale stiamo lavorando per comprendere a pieno le limitazioni che saranno imposte dai vari decreti».

Bollette, contatti d'affitto, fornitori e dipendenti da pagare stanno soffocando parecchie attività, come conferma Giacomelli Denis, socio e gestore del ristorante Gattopardo: «La situazione nel nostro caso risulta abbastanza pesante, due mesi di chiusura forzata a fatturato zero con dipendenti, affitto, bollette, tasse e fornitori da pagare oltre che spese di commercialista e di gestione generale mette in ginocchio anche una bella realtà come la nostra purtroppo. Ora ci aspetta un altro mese di chiusura senza alcun aiuto e senza fatturato. In previsione dovremo investire parecchio per adeguarci alle norme previste per la ripartenza, con la consapevolezza di non fare più i volumi di affari dei periodi ante coronavirus. Questo ci demoralizza e ci preoccupa seriamente. La giunta Bramani sta dando un valido aiuto e penso sia un buon punto di partenza per salvare le nostre attività: lo spazio in più dei dehor e la sospensione della tassa sui rifiuti approvata dall'amministrazione comunale sono tutte mosse che apprezziamo parecchio e che aiuteranno le nostre società nei prossimi mesi, ma nell'immediato e per ripartire ci vuole liquidità subito per tutti».

Concorda anche il titolare di Caffè dei Giardini: «La sospensione della Tari è un’ottima iniziativa, così come l’allargamento degli spazi esterni comunali per mantenere il distanziamento sociale (che però non mi tocca in quanto il mio spazio è condominiale e non pubblico). La parte più difficile sarà la ripartenza. Ho pubblicato sul mio profilo privato una sorta di vademecum che il governo dovrebbe adottare per le riaperture del settore in cui opero: pubblici esercizi, nello specifico bar-ristorante.  A nostro avviso, quando ci sono calamità straordinarie, occorrono misure straordinarie. Alcuni esempi: un piano condiviso con gli operatori di settore per le riaperture in sicurezza per clienti e personale; risorse a fondo perduto in percentuale sulla perdita di fatturato comprovato; moratoria su affitti per il periodo di chiusura e la ripartenza; rivedere i pagamenti di Imu, Tari, affitto suolo pubblico fino al termine della crisi; prolungamento degli ammortizzatori sociali e sgravi fiscali e contributivi per chi non licenzia; possibilità di ampliare gli spazi all'aperto».

Intanto, per fronteggiare questo periodo di emergenza, c'è chi sui è attivato per la consegna porta a porta. È il caso del Caffè del Viale che ha investito tutti i propri risparmi per l'acquisto di un furgone per portare l'happy hour a casa dei clienti: «Noi ci siamo organizzati con un mezzo storico, un Volkswagen T1, restaurato e trasformato per produrre cocktail - racconta il titolare Roberto Marchesi -. Sta funzionando, anche se logicamente non basta per  reggere le spese del locale con i suoi 10-12 dipendenti. Si apprezza lo sforzo della giunta Bramani che offre suolo pubblico per posizionare tavoli distanziati. Noi personalmente non abbiamo nessun beneficio in quanto in zona non ho suolo pubblico. In verità di fronte al mio locale esiste un parco pubblico inutilizzato e avrei piacere se mi venisse concesso per dare anche a noi la possibilità di lavorare con più tavoli distanziati. Mi auguro con tutto il cuore di riuscire a riprendere a lavorare e di mantenere ancora tutto il mio staff».

Spera in tempi migliori anche Angelo Ghilardi, titolare della Monangi Brew Pub di Dalmine, realtà commerciale di ristorazione e produzione artigianale di birra...

L’articolo completo e altre notizie su Dalmine alle pagine 39, 40 e 41 del numero di PrimaBergamo in edicola fino al 14 maggio, oppure sull'edizione digitale QUI.

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