Ponte piange Marco Ravasio, un sorriso grande che sapeva accogliere tutti
Fondatore dell'associazione Il Porto nel 1989, era conosciutissimo. Aveva lavorato per tutta la vita in Comune, raccoglieva risorse per finanziare vari progetti in Africa e in America latina. Organizzava eventi, era un punto di riferimento per tanti stranieri. Nemmeno i problemi di salute avevano frenato la sua voglia di fare
di Laura Ceresoli
Il sorriso di Marco Ravasio si è spento lunedì 11 maggio all'età di 64 anni lasciando l’intero paese nel dolore. Conosciutissimo a Ponte San Pietro, aveva lavorato per tutta la sua vita in Comune, prima come messo comunale e poi come responsabile degli eventi culturali della biblioteca. Accanto al lavoro, dove aveva svolto per molti anni anche la funzione di delegato sindacale, Marco era anche un instancabile organizzatore. Ha collaborato con la cooperativa «Famiglie Lavoratori» e ha creato «Rete Resh» con la quale raccoglieva risorse per finanziare vari micro progetti in Africa e in America latina. «Marco era un uomo buono e coraggioso che aveva fatto dei valori dell’accoglienza e della solidarietà la propria ragione di vita – dice il fratello Bruno Ravasio – . Attivissimo, nonostante un grave handicap visivo, e dotato di una forte carica umana, esprimeva una grande capacità relazionale che metteva a disposizione di chiunque avesse eventi da organizzare».
Nel 1989, Ravasio ha fondato «Il Porto», associazione di accoglienza per immigrati. Portò avanti progetti di gestione diretta di sportelli d’ascolto consorziati, iniziative finalizzate alla conoscenza della realtà dell’immigrazione, fino alla creazione di relazioni di solidarietà. È stato un punto di riferimento per albanesi, nord africani, senegalesi, sud americani. Ha sviluppato progetti di aiuto, sia sul territorio che a Taiba in Senegal e nella favela della città di Recife in Brasile. Ha promosso rassegne cinematografiche, teatrali, feste multietniche, marce e biciclettate per la pace e la solidarietà, dibattiti, incontri, campagne di sensibilizzazione. Grazie alla sua attività di volontariato ha incontrato Anna, la donna della sua vita, con la quale ha condiviso progetti e ideali, ma soprattutto la grande esperienza di accogliere Silvio e Daniel, di farli crescere accompagnandoli a scoprire i valori della solidarietà e della giustizia. Nemmeno i suoi problemi di salute hanno frenato la sua voglia di fare e di trascinare il gruppo nell'organizzare nuovi eventi.
Di Marco Ravasio è stata anche l'intuizione di creare uno spazio espositivo per permettere ai pittori locali di far conoscere il proprio lavoro. Così nel 2008 fu chiamato, in qualità di responsabile dell'ufficio cultura della biblioteca comunale. Poi gli venne l'idea di unire agli artisti anche i poeti locali: nacque così l’associazione «Un fiume d'arte».
Marco era andato in pensione a settembre del 2018 ma proprio nei giorni in cui terminava il lavoro era stato colpito da un tumore in bocca e ai linfonodi del collo che lo aveva costretto a diversi interventi chirurgici e una serie quasi ininterrotta di chemioterapie. «Da alcuni mesi – ricorda il cugino Bruno – aveva iniziato una cura con un farmaco immunoterapico che aveva prodotto notevoli miglioramenti. Marco aveva affrontato questo periodo con il suo solito spirito positivo, senza mai lamentarsi e anzi sollevando il morale ai suoi congiunti e familiari preoccupati per la sua salute. Non solo, aveva continuato la sua vulcanica attività di volontariato, proponendo idee, progetti e iniziative. Proprio l’11 maggio si era sottoposto a una Tac che aveva dato un esito favorevole. Nel pomeriggio un’improvvisa crisi respiratoria e Marco non c’era più, lasciando un grande vuoto dietro di sé».