Omicidio di Dalmine, il figlio di Giovanna Gamba stava male da tempo (voleva andare da un esorcista)
Secondo alcune testimonianza, il 33enne da qualche tempo soffriva di allucinazioni. L'emergenza Covid purtroppo non gli ha permesso di andare da uno specialista a curarsi. Oggi, 18 maggio, l'autopsia
di Laura Ceresoli
«Non ricordo niente»: sono queste le prime parole riferite ai medici dal 33enne che lo scorso 15 maggio avrebbe ucciso la madre Giovanna Gamba a coltellate nel suo appartamento di via delle Gardenie a Sforzatica. Il giovane si trova da venerdì 15 nel reparto di Psichiatria dell'ospedale papa Giovanni XXIII, piantonato in stato di arresto con l'accusa di omicidio volontario, lesioni continuate e resistenza.
È stato ricoverato in preda a una crisi dopo essere stato bloccato dalle forze dell'ordine e sedato dal personale del 118. Se le sue condizioni psicofisiche lo consentiranno, verrà interrogato nei prossimi giorni per la convalida dell'arresto, difeso dall'avvocato Manlio Zampetti, e trasferito in carcere. Secondo alcune testimonianze, pare che il 33enne soffrisse di allucinazioni e tempo fa era andato alla ricerca di un sacerdote esorcista per liberarsi dalle voci che sentiva nella testa. Gli avevano consigliato di rivolgersi ad alcuni specialisti, ma era stato poi frenato dall'emergenza Covid-19. Disoccupato e con problemi psichici, il ragazzo non faceva più uso di droghe da cinque anni e non beveva più alcol da due. Era però in cura al centro psicosociale di Bergamo e nel 2015 era stato sottoposto a Tso (trattamento sanitario obbligatorio).
Ulteriori accertamenti sulla salma di Giovanna Gamba verranno eseguiti nel prossimi giorni all'ospedale Papa Giovanni XXIII. Oggi, 18 maggio, il pm Giancarlo Mancusi affiderà l'incarico per l'autopsia.