Un messaggio del presunto Califfo

In Libia ora decapitano i ragazzi mentre l'Isis rivendica il Paese

In Libia ora decapitano i ragazzi mentre l'Isis rivendica il Paese
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Il caos libico è sempre più profondo. La spirale di violenza in cui è precipitato il Paese non accenna a calmarsi e la Libia ormai è caduta in un baratro da cui non si come potrà riemergere: il terrorismo dilaga e si sta diffondendo l'allarmante fenomeno delle decapitazioni.

Il nuovo messaggio del presunto califfo. A peggiorare le cose, il messaggio del presunto califfo Abi Bakr al-Baghdadi, che dopo mesi di silenzio è tornato a farsi sentire. L’attendibilità del messaggio audio è ancora tutta da dimostrare, soprattutto dopo che si erano diffuse voci addirittura della sua morte. Sta di fatto che il Califfo ha inneggiato all’espansione dello Stato Islamico in tutto il Medio Oriente, considerando già la Libia come parte del Califfato.

Diciassette minuti, diffusi dal al-Furqan Media Foundation e ritenuti autentici dal Site, sito americano di monitoraggio dell'estremismo islamico sul web, che tuttavia sono ancora al vaglio di altri esperti internazionali. Questa la durata del messaggio del presunto Califfo. Che, nel suo comunicato, dichiara di voler conquistare addirittura Roma, dato che lo Stato Islamico si è già «esteso in Arabia Saudita, Yemen, Libia, Egitto e Algeria». Non è la prima volta che al-Baghdadi dichiara di voler colpire il cuore della cristianità, e la copertina di ottobre dell’ormai famosa rivista Dabiq recava un fotomontaggio in cui sull’obelisco di S. Pietro sventolava la bandiera dell’Isis.

Le decapitazioni. Intanto, nel giro di pochi giorni sono già quattro le decapitazioni. Qualche giorno fa, tre giovani attivisti per i diritti umani sono stati decapitati a Derna, nella Libia orientale, roccaforte di Ansar al-Sharia. Due di loro, Mohammed Battu e Siraj Gatsh, avevano 19 e 21 anni, del terzo,  Mohamed al-Mesmari non si conosce l’età. Sono stati rapiti il 6 novembre scorso e i loro corpi, decapitati, sono stati ritrovati dai residenti di Derna pochi giorni dopo. Avevano parlato sui social network delle violenze in città, controllata dal Consiglio della Gioventù Islamica (Majlis Shura Shabab al-Islam o Islamic Youth Shura Council-IYSC), legato ad Ansar al- Sharia, che ha istituito un tribunale islamico e già compiuto altre esecuzioni.

L’ultima esecuzione segue i tristi canoni rituali dell’Isis: il video è circolato sul web, anticipato da un messaggio della vittima; l’uccisione è stata rivendicata dai miliziani di Ansar al-Sharia, affiliati all’Isis e quindi seguaci di al-Baghdadi. La vittima è Ahmed Muftah el-Nazihi, un soldato dell'ex generale Khalifa Haftar, catturato mentre combatteva con Haftar come volontario contro le milizie che hanno conquistato ampie zone di Bengasi e di Tripoli. Nel video lo si vede leggere un messaggio scritto dai miliziani: «Consiglio a quanti erano con me di abbandonare le loro attività e tornare alle loro case o dovranno affrontare lo stesso destino: la decapitazione», riporta il Times. Subito dopo, un gruppo di uomini a volto coperto gli tagliano la testa e la mostrano alla telecamera.

La drammatica situazione libica. Nel Paese i morti sono saliti a quota 2445 da gennaio. Una spirale di violenza che non accenna a diminuire. Nei giorni scorsi l'aviazione libica ha bombardato le basi di Ansar al Sharia a Derna, provocando feriti e distruggendo depositi di munizioni. Un’operazione preceduta da una serie di attentati nelle città orientali, considerate simbolo del governo transitorio e del parlamento eletto e riconosciute dalla comunità internazionale, ma illegittime secondo Tripoli.

Nella capitale due autobombe sono esplose davanti alle ambasciate di Egitto ed Emirati Arabi Uniti, più volte accusati dalle milizie filo-islamiste che regnano a Tripoli di aver partecipato o sostenuto logisticamente i raid aerei pro Haftar sulla capitale e su Bengasi. Un’accusa confermata anche dagli Stati Uniti. In Libia ormai la situazione è cristallizzata e con la presa di posizione della Corte suprema, che la scorsa settimana ha dichiarato illegittimo il Parlamento uscito dalle consultazioni elettorali democratiche, anche l’ultimo barlume di legittimità è stato spento.

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