Come sta andando la pandemia di Coronavirus nel mondo
Settimanale, 25-29 maggio
di Martino Ongis
La pandemia continua ad accelerare il ritmo, con 700 mila nuove infezioni riportate globalmente nell'ultima settimana. Il virus ha infettato più di 5.7 milioni di persone nel mondo, uccidendone 357 mila. Era solo otto giorni fa, giovedì 21 maggio, che il mondo raggiungeva quota 5 milioni di casi. Da inizio pandemia fino al 20 maggio c’è stato solo un giorno con almeno 100 mila nuovi casi riportati; dal 20 maggio in poi numeri a sei cifre sono stati riportati quattro volte. Gli aumenti dipendono da due fattori: 1. alcuni paesi hanno migliorato le loro capacita di testing, 2. il virus continua a diffondersi. Il numero di persone che si sono riprese dall'infezione a livello globale ha superato i 2.500 mila.
In alcuni Paesi dell’America Latina, il numero di casi è raddoppiato nelle ultime due settimane. La pandemia sta accelerando velocemente in Argentina, Brasile, Colombia, Messico e Perù, al punto che martedì l’OMS ha annunciato che le Americhe rappresentano il nuovo epicentro della pandemia. Il Sud America rappresenta adesso il 30 per cento dei nuovi casi globali giornalieri, mentre il Nord America rappresenta il 26 per cento (in discesa). L’Asia rappresenta il 22 per cento, l’Europa è scesa al 18 per cento, e l’Africa il 4 per cento.
Il numero di nuovi casi in Brasile è secondo solo a quello degli Stati Uniti, e potrebbe diventare il primo Paese al mondo in pochi giorni. Il Brasile ha riportato giovedì 26.417 nuovi casi (record giornaliero), per un totale di 438.283. Il Perù sta riportando 140 nuovi casi per un milione di persone ogni giorno, mentre il Cile più di 200, rispettivamente il doppio e il triplo dei casi per abitante negli Stati Uniti. Brasile, Cile e Perù rappresentano 3 dei 7 primi Paesi al mondo per nuovo numero di casi per abitante. Anche in Messico l’accelerazione è preoccupante: il Paese è ottavo al mondo per nuovi casi per abitante, e in tutto ha riportato circa 81.400 casi (inclusi 3.377 nuovi) e 9.044 decessi (447 nuovi). Questa settimana, la più grande compagnia aerea dell’America Latina, LATAM, ha annunciato bancarotta a causa della pandemia.
La Russia ha riportato giovedì 8.371 nuovi casi, in linea con il trend dei giorni precedenti. Il Paese ha confermato più di 388 mila casi, 4.374 decessi (174 nuovi) e 159 mila persone che si sono riprese dall'infezione. Mosca e la regione urbana di Mosca continuano a rappresentare la maggior parte dei casi di registrati in Russia (56.4 per cento). In India numero di nuovi test in salita, numero di nuovi casi in salita, e numero di nuovi decessi in salita. Il numero di casi confermati nel Paese ha superato quota 160 mila, con più di 4.500 decessi. Russia e India sono terza e quarta nazione al mondo per incidenza giornaliera nel numero di casi, rispettivamente. Mercoledì Singapore ha riportato 533 nuovi casi, di cui il 99.2 per cento legati a lavoratori stranieri nei dormitori. Singapore ha stimato che i casi confermati rappresentano il 9.48 per cento della popolazione dei dormitori per lavoratori, contro lo 0.03 per cento della popolazione generale. L’incidenza giornaliera per abitante a Singapore è diminuita molto nelle ultime settimane, passando dai 200 nuovi per un milione di abitanti del 23 aprile a 75. Nuovo cluster di infezioni in Sud Corea, che mercoledì ha riportato 79 nuovi casi, la maggior parte dei quali sono legati a un focolaio partito da un magazzino. Era da 53 giorni che la Sud Corea non riportava un nuovo numero di casi cosi alto. Il Giappone ha riportato 63 nuovi casi, qualche giorno dopo aver dichiarato vittoria e fine dello stato di emergenza. E’ l’aumento più alto nel Paese registrato nelle ultime due settimane.
Gli Stati Uniti hanno riportato circa 1.76 milioni di casi (23.051 nuovi) e più di 103 mila decessi (1.216 nuovi). Il trend nel numero di nuovi decessi giornalieri per Covid-19 è generalmente in discesa, ma gli esperti credono che il numero di decessi reali siano più dei decessi riportati - il numero di vittime in più rispetto alle medie annuali del periodo è 130 mila, secondo alcune stime, e 170 mila secondo altre, tra cui il Financial Times (https://on.ft.com/2TSSb21). In totale, 12 Stati hanno riportato più di 40 mila casi, inclusi New York (più di 350 mila casi), New Jersey (più di 150 mila casi), e Illinois (più di 100 mila casi). Negli Stati Uniti, più che in ogni altro Paese, il tasso di crescita del virus si è relativamente stabilizzato. Tuttavia, dopo alcune settimane dalla riapertura, i nuovi casi riportati di questa settimana sono di nuovo in salita in Alabama, Arizona, Arkansas, Florida, Nord Carolina, Nord Dakota e Texas. Nell'ultima settimana sono state compilate altre 2.1 milioni di richieste di disoccupazione, portando il totale degli ultimi due mesi a quasi 41 milioni (circa ¼ della forza lavoro del Paese). Il numero non include lavoratori che sono stati licenziati ma non hanno compilato una domanda di disoccupazione e i lavoratori che hanno lasciato del tutto la forza lavoro, e nemmeno gli 8 milioni di immigrati senza documenti che hanno perso il lavoro e non possono ottenere alcun benefit governativo. Inoltre, il numero non include i nuovi laureati che stanno entrando nel mercato del lavoro. La Casa Bianca ha annunciato che non pubblicherà previsioni economiche di metà anno quest’estate. Boston ha cancellato la sua celebre maratona per la prima volta in 124 anni di storia.
Il ministro degli esteri cinese ha affermato questa settimana che c’è un “virus politico” che si sta diffondendo negli Stati Uniti e che i due Paesi sono sull’orlo “di una nuova guerra fredda”.
L’Unione Europea ha proposto un piano senza precedenti da 750 miliardi di euro per aiutare la ripresa. In Italia il numero di pazienti che si sono ripresi dall’infezione ha superato i 150 mila. Un aggiornamento sulla situazione italiana: numero di nuovi test in salita, numero di nuovi casi in salita, numero di nuovi decessi in discesa, numero di nuove ospedalizzazioni in discesa, numero di pazienti in terapia intensiva in discesa (sceso sotto i 500). L’Italia ha riportato giovedì 593 nuovi casi e 70 nuovi decessi, portando i rispettivi totali a 231.732 e 33.142. Il premier inglese Boris Johnson ha affermato che il Regno Unito inizierà ad allentare le misure di quarantena a partire da lunedì. La Germania ha esteso le norme di distanziamento sociale fino al 29 giugno. Il governo francese ha bloccato l’utilizzo di idrossiclorochina per il trattamento del Coronavirus (questa settimana anche l’OMS ha annunciato di aver sospeso i test clinici sul farmaco). La Renault ha annunciato il taglio di 14.600 posti di lavoro, 4.600 in Francia e 10 mila fuori. Anche la compagnia svizzera Easy Jet ha annunciato che lascerà a casa il 30 per cento della sua forza lavoro. La Danimarca ha annunciato che chiunque entrerà nel Paese potrebbe venire testato. La Grecia ha aperto i confini ai turisti da 29 Paesi, Italia esclusa. I ritorni dei campionati di calcio europei: 11 giugno Liga, 17 giugno Premier League, 20 giugno Serie A. Cancellata la Ligue 1 francese, mentre la Bundesliga tedesca ha ripreso a porte chiuse lo scorso 16 maggio.
L’Australia ha annunciato che non aprirà i suoi confini tanto presto, ad eccezione dei viaggi verso e dalla Nuova Zelanda, che potrebbero riprendere a settembre.
Siamo lontani dall'immunità di gregge
Londra, Madrid, New York, Stoccolma e altre città hanno solo una piccola frazione dei casi di Coronavirus necessari per raggiungere immunità di gregge, secondo nuovi studi riportati dal New York Times (https://nyti.ms/3eCaErD). Gli esperti credono che l’immunità di gregge - dopo la quale nuove infezioni non causano più grandi outbreaks - si raggiunge quando il 60-80 per cento della popolazione ha contratto il virus. Anche New York City, la città con il più alto tasso d’infezione al mondo, è teoricamente solo a un terzo del percorso (19.9 per cento aveva anticorpi al 2 maggio). Seguono Londra (17.5 per cento aveva anticorpi al 21 maggio), Madrid (11.3 per cento aveva anticorpi al 13 maggio), Wuhan (10 per cento aveva anticorpi al 20 aprile), Boston (9.9 per cento aveva anticorpi al 15 maggio), Stoccolma (7.3 per cento aveva anticorpi al 20 maggio) e Barcellona (7.1 per cento aveva anticorpi al 13 maggio), tra le città incluse nello studio. Le date riflettono la data di pubblicazione degli studi nelle rispettive città, e potrebbero riflettere la situazione di alcune settimane antecedenti. Per esempio, i dati di Stoccolma sono stati pubblicati il 20 maggio, ma si riferiscono alla situazione di fine aprile.
Mortalità in popolazioni giovani
Il profilo di rischio del virus sta cambiando rapidamente. Mentre i casi più severi e i decessi nei Paesi impattati per primi dalla pandemia sono stati perlopiù tra popolazioni anziane, i Paesi in via di sviluppo stanno riportando sempre più casi gravi e decessi tra persone giovani. La maggior parte dei Paesi in Africa, Sud America e Asia sta riportando una media di età più bassa degli altri Paesi per pazienti affetti da Covid-19. Il 15 per cento dei decessi in Brasile si è registrato tra persone più giovani di 50 anni, e circa un quarto dei decessi in Messico si sono registrati in persone tra i 25 e i 49 anni. Queste proporzioni sono parecchio diverse da quelle registrate in Spagna e Italia, e una miriade di fattori potrebbero essere responsabili: alta densità abitativa, povertà diffusa, fattori di rischio più elevati (per esempio, diabete, obesità), scarso accesso al sistema sanitario, tra gli altri.
Testing in Africa
L’Africa rappresenta meno del 5 per cento dei casi mondiali, ma la proporzione relativa di casi di Covid-19 sta aumentando. La mancanza di test potrebbe aggravare la situazione. Come è successo in altri Paesi, tra cui notoriamente gli Stati Uniti, la mancanza di test fa si che il virus possa diffondersi silenziosamente per un periodo di tempo indeterminato. La capacità di test varia ampiamente tra i diversi Paesi africani, da 10 test per 1.000 persone in Sud Africa e 61 test per 1.000 alle Mauritius fino a Paesi come Chad e Mali, che hanno condotto solo 1 o 2 test per 10 mila persone. Un articolo pubblicato su Nature (https://go.nature.com/3ez29h0) ha discusso come gruppi di scienziati in alcuni paesi africani stanno mobilitando coalizioni internazionali per migliorare le loro capacita di testing. Laboratori per la ricerca e sperimentazione sulla tubercolosi, l’HIV e la malaria si sono trasformati in laboratori per l’intervento su SARS-CoV-2.
Problemi respiratori cronici
La Società Italiana di Pneumologia ha riportato che circa il 30 per cento dei pazienti guariti da infezioni gravi di Covid-19 è a rischio di problemi respiratori cronici, come riportato dal Sole 24 Ore (https://bit.ly/2XCYo34). In media, per una persona adulta, la Società ha stimato che ci vogliono dai 6 ai 12 mesi per una totale ripresa, che per alcune persone potrebbe non avvenire. Gli esiti relativi alle cicatrici lasciate sui polmoni da Covid-19, secondo i medici della Società, possono rappresentare una “nuova emergenza sanitaria”.
Trasmissione: Adulti vs. Bambini
Sappiamo che le persone in età avanzata hanno più probabilità di sviluppare sintomi gravi causati da Covid-19, ma sappiamo ancora troppo poco di quanto i bambini contribuiscano a trasmettere il virus. Uno studio pubblicato da ricercatori nel Regno Unito, Olanda, e Australia (https://bit.ly/2TQAiB0) ha stimato che le persone sotto i 18-20 anni di età hanno il 56 per cento di probabilità in meno di infettarsi rispetto agli adulti. Tuttavia, i dati dello studio - a detta dei ricercatori stessi - non permettono di trarre alcuna conclusione definitiva. In campioni diversi si sono osservati trend diversi, e in alcuni la trasmissione tra i bambini è simile alla trasmissione tra adulti. Lo studio offre “evidenza preliminare” relativamente al fatto che i bambini sono meno suscettibili a un’infezione di SARS-CoV-2, ma serve più ricerca in questa direzione per poter comprendere più adeguatamente il fenomeno.
SARS-CoV-2 nelle fognature
Un gruppo di ricercatori a Yale (Connecticut, Stati Uniti) ha pubblicato i risultati di uno studio (https://bit.ly/2M7XYw7) che ha testato la presenza di SARS-CoV-2 nel sistema di fognature locale. Utilizzando campioni giornalieri presi dal 19 marzo al 1 maggio, i ricercatori hanno trovato una forte correlazione tra l’ammontare di SARS-CoV-2 presente nelle fognature e il numero di casi confermati e ospedalizzati nei giorni successivi. Poiché lo spargimento virale si verifica spesso prima che le infezioni vengano diagnosticate, questo studio suggerisce che condurre una sorveglianza sulla concentrazione di SARS-CoV-2 nei sistemi di acque fognarie potrebbe fornire un preavviso di diversi giorni rispetto all'aumento dell’incidenza di Covid-19 in una comunità.
Remdesivir al test clinico
I ricercatori del National Institute of Health degli Stati Uniti hanno pubblicato i dati di uno studio clinico relativo all'efficacia di Remdesivir come trattamento a Covid-19. L’articolo, pubblicato sul New England Journal of Medicine (https://bit.ly/2ZSIm7V), descrive in dettaglio uno studio clinico randomizzato che ha coinvolto 1.063 pazienti. I ricercatori hanno concluso che il Remdesivir ha ridotto i tempi di recupero negli adulti con Covid-19 rispetto al placebo. La ricerca rivela anche che il trattamento farmacologico è particolarmente benefico quando è iniziato nelle prime fasi del decorso della malattia. Diverse le limitazioni dello studio riportate dagli autori: non sembrano esserci benefici per pazienti in ventilazione meccanica. Inoltre, nonostante la mortalità nel gruppo di pazienti che hanno preso Remdesivir fosse il 5 per cento inferiore rispetto a quella del gruppo di controllo, la differenza non è risultata statisticamente significativa, in parte a causa del numero limitato di partecipanti allo studio. Gli autori hanno affermato che il Remdesivir da solo non sarà sufficiente a controllare la pandemia, ma rappresenta un primo passo per un trattamento basato su evidenza sperimentale.
Plasma Convalescente
Uno studio pubblicato di recente (https://bit.ly/2ZOhIx1) ha analizzato l’efficacia del plasma convalescente nel trattamento di casi gravi di Covid-19. Lo studio, condotto dalla Icahn School of Medicine al Mount Sinai di New York, ha incluso 39 pazienti ricoverati in condizioni gravi, a cui è stato somministrato il plasma di 19 pazienti che si sono ripreso dall'infezione di Covid-19. I ricercatori hanno riscontrato un miglioramento statisticamente significativo dei fabbisogni supplementari di ossigeno dopo il trattamento, nonché una riduzione della mortalità nei pazienti non intubati. I risultati sono positivi e incoraggianti, ma sono necessarie ulteriori analisi tramite studi randomizzati con campioni di controllo per caratterizzare più adeguatamente l’effetto e i rischi del plasma convalescente come trattamento a Covid-19.
Produzione di anticorpi nei sopravvissuti
Un gruppo di ricercatori alla Rockefeller University ha pubblicato i dati di uno studio (https://bit.ly/2AmeKVE) su 149 pazienti affetti da Covid-19 per valutare la presenza di anticorpi nel siero del sangue dopo la guarigione. Le loro analisi hanno identificato un ampio raggio di risposte immunitarie tra i partecipanti, compresa la produzione di vari anticorpi. I ricercatori hanno trovato che la maggior parte dei pazienti non ha prodotto un tipo appropriato o una quantità appropriata di anticorpi per la prevenzione di un’altra infezione da SARS-CoV-2. Nel 33% dei pazienti l’attività neutralizzante degli anticorpi era addirittura sotto il livello minimo rilevabile. Solo in 2 pazienti è stata rilevata un’attività neutralizzante particolarmente alta. I ricercatori sono stati in grado di identificare e clonare questi anticorpi molto efficaci, e stanno lavorando per trasformarli in un potenziale trattamento.
Aspettative per un vaccino
E’ importante comprendere le aspettative e percezioni esistenti riguardanti lo sviluppo di un potenziale vaccino. Associated Press e NORC hanno condotto un sondaggio negli Stati Uniti per mappare l’opinione pubblica sul tema in questione: il 61 per cento si aspetta che un vaccino diventerà disponibile su larga scala nel 2021, contro il 20 per cento che si aspetta che diventerà disponibile nel 2020 e il 17 per cento che si aspetta che diventerà disponibile dopo il 2021. Solo il 49 per cento degli intervistati ha affermato che si farebbe vaccinare, mentre il 20 per cento ha detto che non si farebbe vaccinare (31 per cento ha risposto “non sono sicuro/a”). Per comparazione, uno studio simile nel 2019 ha trovato che il 52 per cento delle persone avevano intenzione di vaccinarsi contro l’influenza stagionale. Tre le ragioni citate per non farsi vaccinare c’erano: preoccupazioni per effetti collaterali (70 per cento), preoccupazione che il vaccino potrebbe risultare in un’infezione di SARS-CoV-2 (42 per cento), credere di non ammalarsi gravemente di Covid-19 (31 per cento), credere che i vaccini non siano efficaci (30 per cento). Questi dati hanno implicazioni importanti per lo sviluppo di campagne educative che preparino la popolazione ai potenziali benefici e rischi in maniera efficace.
Test sperimentale per un vaccino
Un gruppo di ricercatori ha pubblicato i dati di uno studio clinico non-randomizzato in Fase 1 per un vaccino contro SARS-CoV-2 condotto a Wuhan, Cina. Lo studio, pubblicato su The Lancet (https://bit.ly/2AoeO7G), ha riportato i dati di 108 partecipanti, ognuno dei quali ha ricevuto una di tre dosi di un potenziale vaccino. Il vaccino è stato ben tollerato tra i partecipanti, con effetti collaterali che nella maggior parte dei casi sono stati moderatamente severi e relativamente brevi in durata. In totale, 10 (9 per cento) dei partecipanti hanno riportato effetti collaterali severi — 2 (6 per cento) nel gruppo a bassa dose e 6 (17 per cento) nel gruppo ad alta dose. I partecipanti in tutti e tre i gruppi hanno sviluppato risposte di anticorpi neutralizzanti, con dosi più elevate che hanno prodotto risposte immunitarie più forti. In particolare, alcuni indicatori di anticorpi misurati nei pazienti prima che ricevessero il vaccino si correlano a una ridotta risposta immunitaria. Gli studi della Fase 1 sono progettati per valutare la sicurezza del vaccino, non la sua efficacia. A Wuhan è iniziato uno studio randomizzato di Fase 2.
La misura in cui i vaccini in via di sviluppo saranno efficaci contro Covid-19 rimane incerta. I vaccini non sono efficaci al 100 per cento nella prevenzione delle infezioni, e alcuni vaccini - per esempio il vaccino contro l’influenza stagionale - conferiscono solo immunità parziale. Un vaccino che conferisce immunità parziale potrebbe non essere in grado di prevenire l’infezione di tutti, ma potrebbe potenzialmente ridurre il rischio di malattie gravi. Inoltre, il vaccino potrebbe non conferire un’immunità duratura. I ricercatori stanno ancora valutando la durata dell’immunità conferita dall'infezione di SARS-CoV-2, e per capirlo saranno necessarie ulteriori ricerche.