Cara Freccia Orobica, ci manchi già (lettera di una fedele vacanziera)
Una missiva, un po' nostalgica, al treno che ha segnato le estati di tantissimi bergamaschi. E che quest'anno non viaggerà
Cara Freccia Orobica, eri un treno lento e pure scomodo, per tanti anni non hai avuto nemmeno l’aria condizionata e poi, quando l’hanno messa, c’erano carrozze dove si gelava e altre dove si moriva di caldo. Eri un treno vecchio e scassato. Per tanti anni a gasolio, perché un tratto della ferrovia che ti portava al mare non era neppure elettrificato.
Ma eri un treno al quale volevamo bene tutti e ci accingevamo a festeggiarti, perché proprio quest’anno avresti compiuto cinquant'anni. Il tuo primo viaggio me lo ricordo vagamente: era il primo di giugno del 1970, ti aveva benedetto il vescovo Gaddi che aveva accanto il suo segretario, monsignor Tarcisio Ferrari, morto poche settimane fa, nel pieno dell’epidemia di Covid-19.
Quest’anno eravamo pronti a festeggiarti per le nozze d’oro, invece niente. Colpa del Covid, del distanziamento sociale. Non saresti stata più redditizia. Ma non è l’unica ragione. Nel mese di agosto sulla linea Suzzara-Ferrara verranno effettuati lavori di ammodernamento, e di lì ti tocca passare per forza.
Va be’. Dispiace, perché eri per noi bergamaschi sinonimo dell’estate, sinonimo delle vacanze, quelle davvero popolari. Spiaggia, ombrellone, ragazze abbronzate. Eri profumo del mare e creme abbronzanti, profumo di doccia-schiuma pesantissimi che si avvertivano la sera sui marciapiedi da Bellaria a Rimini, a Pesaro.
E adesso? Promettici che l’anno prossimo ritornerai, così le Nozze d’Oro le festeggeremo lo stesso... e perché nella vita servono punti fermi, e tu eri uno di questi!