Un triste servizio sulla rete Mediaset

Cari voi del TG4: noi quest'anno metteremo Rosetta nel presepio

Cari voi del TG4: noi quest'anno metteremo Rosetta nel presepio
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Il giorno prima dell’arrivo di Philae (il modulo di Rosetta) sulla cometa il Tg4 ha mandato in onda un servizio molto triste.

Dopo averci avvisato che da dieci anni “l'Ente spaziale europeo lavora per rovinarci l'immagine della stella natalizia”, ha mostrato il rendering (la simulazione al computer) dell’avvicinamento del modulo alla cometa dicendo: “Ecco le immagini nude e crude che ci manda, un grosso sasso polveroso. Su questo sasso fra poche ore scenderà un robot, farà un buco nella superficie e fa quasi male sapere che il trapano è stato costruito in Italia. Un sasso, un sasso e niente più”. Ha poi aggiunto: “E fa quasi male sapere che il trapano è stato costruito in Italia“ per concludere che l’impresa è “costata finora più di 100 milioni di euro. Francamente troppi anche per recuperare un reperto archeologico dell’universo”.

Cominciamo dalla fine, dal costo, che è la parte più facile. I 100 mllioni di euro non sono stati mandati sulla cometa. Sono soldi investiti nella ricerca, che tradotto significa stipendi agli scienziati, borse di studio, commesse per l’industria, lavoro per le università. Se, come forse sarebbe giusto, i ricercatori e i tecnici fossero pagati un tantino di più, la spesa sarebbe salita enormemente. E noi ce ne saremmo solamente rallegrati, anche se non un ghello sarebbe entrato nelle nostre tasche. Sono dunque pochi, quei cento milioni, non troppi. Senza dimenticare che non sono andati persi nell’universo perché entrano nel computo del nostro PIL. Più comete, più PIL.

Ci stupisce altresì che la causale di spesa venga indicata come “recupero di materiale archeologico dell’universo”, perché, purtroppo, la missione non recupera proprio niente: ci manda solo immagini e frequenze. E anche suoni, come abbiamo potuto sentire oggi su un altro telegiornale, con qualche brivido. E’ stato Keplero a immaginare le “Harmonices mundi”, ossia la musica che i pianeti produrrebbero muovendosi sulle loro orbite, e mai avremmo immaginato di sentirne un frammento, per quanto rielaborato elettronicamente. Non ci ha rovinato proprio niente, la cara Philae: ci ha regalato il compimento inatteso di un sogno. Dell’umanità, non solo nostro.

Risaliamo: il trapano. Al giornalista fa male (quasi male) che sia stato costruito in Italia. Sinceramente non capiamo da dove possa provenire tanto dolore (sì, lo capiamo: dal fatto che ha attentato alla verginità della cometa. “Non capiamo” è una formula retorica, in questo caso), perché il pensiero che la nostra cara Italia sia in grado di progettare e produrre attrezzi simili (e non c’è solo il trapano di italico, lassù: ci sono un sacco di gadget da paura, tanta intelligenza assommano in pochi centimetri cubi) ci dà ancor più speranza che orgoglio. Speranza che i nostri fisici, i nostri chimici, i nostri ingegneri potranno trovare un’occupazione all’altezza della loro preparazione, invece di affollare i concorsi per vigile urbano o operatore ecologico. Quel trapano vuol dire che non tutto è perduto, per il nostro Paese. Che se non siamo più avanti di altri (come siamo, in realtà), non sfiguriamo certo nei loro confronti. Potremmo colonizzare le Pleiadi, se volessimo. (No, le Pleiadi sono ancora fuori dalla nostra portata. Lo sappiamo).

colonna_traiana
Foto 1 di 4
SteleRosetta
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tavolette di Ebla
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h
Foto 4 di 4

E adesso affrontiamo il reperto archeologico (che resta là anche durante le feste natalizie, abbiamo detto): ma Tg4 caro, ma lo sai o no cosa significa un reperto archeologico?

Era un reperto archeologico - e pure sasso - la Stele di Rosetta che ci ha permesso di decifrare la scrittura geroglifica - da qui il nome della sonda. Sono reperti archelogici quelli che ci hanno consentito di recuperare l’antica Babilonia. Sono reperti archeologici non solo le tavolette di Ebla (sabbia cotta) e, udite udite, lo sono anche le ossa dei dinosauri e quelle più recenti dei primi ominidi, di Lucy e degli animali che hanno permesso a quel ragazzo inglese (come si chiamava? Darwin ci pare) di immaginare che la vita sulla Terra si è evoluta. Dunque, se anche avessimo solo potuto raccattare un “reperto archelogico" di qualche miliardo di anni fa e portarcelo a casa, ci saremmo potuti rallegrare, invece di lamentarci del fatto che costasse troppo.

E infine la questione del sasso polveroso. Terribile constatazione. Perché non c’è vandalo che incida le proprie iniziali sulla Colonna Traiana o sulle fontane del Bernini che non la pensi allo stesso modo: che in fondo sono dei sassi. I Turchi avevano collocato deposito di munizioni nel Partenone: in fondo erano solo dei pezzi di marmo (fra l’altro di Paro, nemmeno di Carrara) quelle colonne. Non si fa la figura degli intelligenti quando si riduce un oggetto grandioso alla sua materialità immediata. Non è molto diverso dal fatto di ridurre una donna a certi suoi organi.

E dunque tranquillo, Tg4: non sono solo pochi scienziati ad essersi emozionati. C’è in giro ancora tanta gente capace di stupirsi e di essere grata a chi rende lo stupore possibile. Certo, probabilmente il target della vostra rete non li prevede. Però è sicuro che l’Esa non ci rovinerà le feste di Natale. Forse le rovinerà a quelli che le hanno già ridotte a una stella di cartone dorata sul panettone o su qualche vetrina. Ma è ben altro il Natale, Tg4. C’entra l’uomo e la sua avventura, in quella festa. Per questo metteremo anche Rosetta nel presepio, quest’anno. Accanto al bambinello, anche se è solo un pezzo di gesso.

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