Il ricordo di Emanuele Anzini, il carabinieri travolto e ucciso a Terno d'Isola un anno fa
A Sulmona, in Abruzzo (di dove era originario), una messa in sua memoria. Fu ucciso da un pirata della strada ubriaco che è stato condannato a febbraio a nove anni di carcere
Un anno fa, nella notte del 17 giugno, Emanuele Anzini veniva travolto e ucciso durante un posto di controllo a Terno d’Isola. Oggi, a distanza di dodici mesi da quella tragedia, il carabiniere in forze alla compagnia di Zogno viene ricordato con una messa in Abruzzo, nella sua Sulmona. Anzini fu ucciso a Terno d'Isola, un giorno prima del suo compleanno, mentre svolgeva semplicemente il suo dovere.
Erano quasi le tre del 17 giugno 2019 quando, insieme a un collega, Anzini stava effettuando un posto di blocco sulla Sp166 a Terno d’Isola. Un’Audi A3, però, non si fermò all’alt intimato dal militare, investendolo in pieno e scaraventandolo a diverse decine di metri di distanza, per poi proseguire nella corsa senza fermarsi a soccorrere il ferito. Immediati ma inutili i soccorsi del collega, di alcuni testimoni e del personale sanitario, con l’appuntato morto praticamente sul colpo a causa dei gravissimi traumi riportati. Solo diversi minuti dopo l’investitore tornò sui suoi passi, venendo arrestato con l’accusa di omicidio stradale con l’aggravante dell’omissione di soccorso e della guida in stato di ebbrezza. Matteo Colombi Manzi, infatti, aveva un tasso alcolemico di quasi cinque volte superiore al consentito (a febbraio di quest’anno è stato condannato a 9 anni).
«Esprimo il cordoglio della Regione Lombardia e dei suoi cittadini per la tragedia che ha colpito l’Arma dei Carabinieri. Siamo vicini ai familiari e alle persone care a Emanuele Anzini, che ci ha lasciati mentre prestava servizio nella nostra regione a tutela della sicurezza e del rispetto della legalità». Così il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana si era espresso poche ore dopo la tragedia e come lui tantissimi altri esponenti delle autorità avevano abbracciato simbolicamente i familiari del carabiniere.
«Il nostro dolore è immenso. Questa morte è inaccettabile – aveva commentato affranta Catia Anzini, sorella della vittima, poco dopo la lettura della sentenza di condanna dell’investitore –. Inaccettabile per noi familiari di Emanuele, ma anche per l’intera collettività. Questo incidente è l’emblema di come, per alcune persone, il rispetto delle leggi e il rispetto per la vita e il lavoro degli altri non abbia alcun valore. Questo ragazzo non ha pensato minimamente alle possibili conseguenze del proprio agire, come ci si può mettere alla guida con un tasso alcolemico di quasi cinque volte il consentito e sperare che non accada nulla? L’unico pensiero che ci conforta è la speranza che il sacrificio di Emanuele non resti vano e che la sua morte, avvenuta mentre era in servizio per proteggere tutti noi, richiami le coscienze di tutti coloro che si mettono ogni giorno al volante ad un totale rispetto delle norme e delle forze dell’ordine».