"Migliori di così"

Cosa ha raccontato Mario Calabresi ospite al Festival delle Rinascite di Nembro

L'ex direttore di Repubblica e La Stampa ha spiegato perché, la scorsa settimana, ha deciso di arrivare fino a lì in bicicletta. E poi ha ricordato un incontro con una donna di Roma, ex atleta, rimasta paraplegica per colpa di un incidente

Cosa ha raccontato Mario Calabresi ospite al Festival delle Rinascite di Nembro
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di Paolo Aresi

Mario Calabresi racconta sul piccolo palco davanti alla piazza gremita, nella sera (del 24 giugno) di Nembro. Racconta del suo viaggio in bicicletta da Torino a Milano e poi proprio qui, «per riscoprire questo pezzo d’Italia che ho attraversato per anni con i treni alta velocità, e non ne sapevo nulla, ho scoperto tutte le risaie… E sono arrivato fino a Nembro per dare un senso ulteriore a questo viaggio che, per onestà, dico subito che ho affrontato con una bicicletta elettrica».

A sinistra, Mario Calabresi sul palco a Nembro

Calabresi racconta di come ha vissuto lui i giorni del lockdown e del suo affetto per Nembro, per il curato del paese, don Matteo. Calabresi racconta piccole storie di vita, illustra il senso di essere giornalisti con la semplicità di esempi che sono parabole. L’ex direttore di Repubblica e La Stampa ha aperto a Nembro la rassegna dal titolo “Migliori di così. Festival delle Rinascite”, organizzato dai giovani dell’oratorio, che andrà avanti nelle prossime settimane, fino al 17 luglio, di mercoledì e di venerdì. L’ultimo incontro sarà con Telmo Pievani.

A proposito di rinascite, Calabresi ha raccontato la storia di una donna incontrata in un centro di riabilitazione, a Roma, un’atleta del canottaggio rimasta senza l’uso delle gambe per un incidente in moto. «Ho cominciato a rinascere - gli ha detto la donna - quando ho pensato che a me piace andare al mare quando c’è la mareggiata, dalle parti di Ostia, e poi andare in un ristorantino a mangiare spaghetti con le vongole. Ecco, ho pensato che potevo imparare a guidare l’automobile con i comandi a mano, e che a Ostia a vedere la mareggiata ci sarei andata lo stesso e che pure avrei potuto andare a mangiare gli spaghetti. Ho cominciato a guardare il bicchiere e a vederlo mezzo pieno. Sembra banale, ma la mia vita è tornata ad avere senso».

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