Israele, le vittorie della Nazionale che fanno scordare odi e violenze
Tira una brutta aria. Due settimane fa, derby Hapoel-Maccabi, Israele. Un tifoso scavalca la recinzione, entra in campo e corre incontro Eran Zahavi, stella del Maccabi. Non vuole la maglia: vuole dargli un pugno. Allora Zahavi si difende, risponde con un calcio, e lì comincia il parapiglia che ovviamente ti aspetti dopo una cosa del genere. Beh, alla fine il bilancio è questo: dodici arresti, due invasioni di campo e partita sospesa. Alla violenza si aggiungono i problemi di razzismo. I tifosi ultranazionalisti del Beitar Gerusalemme sono per lo più fanatici che espongono striscioni anti-arabi e musulmani. Scrivono: "Puri per sempre", slogan paranazista utilizzato per protestare contro la presenza in squadra di due calciatori musulmani di origine cecena. I tifosi sono anche arrivati a bruciare sugli spalti una copia del Corano. Il Beitar è anche l'unico club di Israele a non aver mai ingaggiato un giocatore palestinese. Per fortuna che poi arriva la nazionale.
Con la vittoria (netta, 3-0) sulla Bosnia, anche il fuoco di Israele si placa. I problemi si riducono, l'aria si fa più respirabile. La violenza resta confinata all'inutile, e anche il razzismo perde di consistenza. Quando gioca la nazionale Israele si compatta, e infatti adesso guida il girone che porta in Francia, all'Europeo in programma tra due anni. È il terzo successo di fila, e adesso una qualificazione al prossimo turno sembra davvero possibile. Niente sogni. Solo realtà. Ed è strano, perché Israele non ha mai preso parte a un Europeo. Aveva giocato un Mondiale, nel '70, e quella volta se l'erano vista contro anche contro l'Italia riuscendo anche a chiudere sullo zero a zero. Da allora Israele non ha più avuto la possibilità di brillare in campo internazionale. Non ha mai avuto i mezzi tecnici, e quando li ha avuti è mancata la fortuna. Nel tempo, centrare i Mondiali è stato quasi sempre impossibile, mentre il traguardo degli Europei non è mai stato tagliato.
Ma ora il vento sembra girare a favore. In porta c'è Marciano, uno che si vanta di mettere "ko gli avversari". È uno dei volti più televisivi di questa squadra, tutta cuore e grinta. Con l'eccezione di Vermouth, il vero talento del gruppo. Li allena tutti Eli Guttman, viso quadrato, aria da sergente di ferro. Quello di Israele non è calcio champagne. Ma è efficace, e questo basta. Sta bastando soprattutto a un paese che - oltre ai problemi noti e perenni - sta attraversando un momento sportivo complicato. La violenza non dilaga, ma c'è. Il razzismo logora, e questo mette in cattiva luce un movimento volenteroso, ma non ancora in grado di imporsi sul piano internazionale. I successi della Nazionale fanno ben sperare. Israele rischia di diventare un problema per gli organizzatori di Euro 2016, visto che in caso di presenza di Israele saranno inevitabili misure di sicurezza ancor più strette di quelle già previste. Ora Israele se la vedrà contro il Galles (il prossimo 28 marzo), sfida che potrebbe decidere la qualificazione alla fase finale.