Asportano un tumore alla lingua, al suo posto un lembo della coscia: grande intervento al Papa Giovanni
S. G., bergamasco di 64 anni, il 19 febbraio è stato sottoposto alla delicata operazione di microchirurgia ricostruttiva
Emipelviglossectomia: un termine assai complesso, al pari dell’intervento di microchirurgia che identifica ma che è servito a salvare la vita a S. G., un pensionato bergamasco di 64 anni. L’uomo, ricoverato nel reparto di otorinolaringoiatria dell’ospedale Papa Giovanni XXIII è stato sottoposto il 19 febbraio scorso alla complessa operazione chirurgica a causa di un raro tumore: una parte della lingua è stata asportata, mentre il pezzo mancante è stato sostituito con un lembo prelevato dalla sua coscia.
Tutto per S.G. ha avuto inizio a fine novembre dell’anno scorso, quando si è rivolto a un medico dopo aver sentito un bruciore nella parte posteriore sinistra della lingua. Inizialmente si è pensato ad un’infiammazione, curata con del collutorio. Tuttavia il dolore non passa, tanto che il 64enne ha ipotizzato si trattasse di qualche disturbo legato alle gengive o a un ascesso. Il dentista ha invece rivelato la presenza di un nodulo e lo ha indirizzato alla stomatologia del Papa Giovanni.
Qui è stata subito coinvolta l’otorinolaringoiatria, che ha prescritto una biopsia col prelievo di una piccola porzione di lingua e una risonanza magnetica per valutare la situazione dei tessuti e dei linfonodi del collo. La diagnosi arriva a gennaio: il tumore alla lingua è un carcinoma che rappresenta circa il 2 per cento di tutti i tumori diagnosticati in Italia ogni anno. La sua incidenza è di 8-10 casi su 100mila abitanti.
L’operazione per la rimozione del carcinoma dura oltre 5 ore. «Una diagnosi tempestiva in questi casi è fondamentale. L’intervento chirurgico va fatto il prima possibile - spiega Giovanni Danesi, professore di otorinolaringoiatria all’Università di Trieste e direttore del Dipartimento delle Neuroscienze e dell’Unità di otorinolaringoiatria dell’Asst Papa Giovanni XXIII -. E’ un’operazione che si svolge in sincrono tra specialisti di diverse discipline chirurgiche. L’otorino asporta la porzione di lingua colpita dal carcinoma e consensualmente svuota i linfonodi del collo per ridurre il rischio che il tumore si diffonda con metastasi ai linfonodi stessi. In contemporanea il chirurgo plastico si prepara per la ricostruzione».
«Per ricostruire le parti mancanti della lingua utilizziamo un lembo prelevato dalla superficie laterale della coscia, sulla quale resterà poi solo una cicatrice. Grazie al microscopio operatorio, i vasi sanguigni della porzione di tessuto prelevato, del calibro di 1 o 2 millimetri, vengono suturati ai vasi del collo per rivascolarizzare l’innesto e renderlo autonomo – prosegue Pier Paolo Bonfirraro, chirurgo plastico responsabile dell’Unità di microchirurgia ricostruttiva -. Successivamente, il lembo di ricostruzione viene modellato per adattarsi perfettamente alla parte di lingua asportata, così che la ricostruzione sia il più possibile simile alla situazione originaria. Si tratta di interventi chirurgici poco frequenti ma estremamente delicati. Per il paziente la ricostruzione è fondamentale per parlare, mangiare, o deglutire. Attività che, oltre a permettere il prosieguo della terapia post-operatoria senza traumi, hanno anche un risvolto relazionale non indifferente».
A soli quattro mesi dalle dimissioni, S.G. parla distintamente. «Se non comunico sto male – confessa al telefono -. Sono sempre stato abituato a parlare, anche per lavoro. Da quando l’emergenza Covid-19 è passata mi sono già sottoposto a due visite di controllo. Non ho problemi di deglutizione; la voce e la dizione le sento mie anche se sto comunque seguendo un percorso con un logopedista, sempre al Papa Giovanni. Devo perfezionare la masticazione e lavorare su alcune singole parole. Il consiglio che mi sento di dare a tutti, da ex-fumatore, è di abbandonare subito le sigarette».
Come per tutti i tumori del cavo orale, infatti, anche per quello alla lingua fattori di rischio sono il fumo delle sigarette, il consumo di alcolici e i traumi interni alla bocca. Il tumore alla lingua può presentarsi con una macchia oppure con una lesione che non guarisce; spesso si sente un dolore, anche lieve, e un cattivo sapore.
S.G. è stato il sesto paziente a sottoporsi a questo tipo di operazione all’ospedale di Bergamo nell’ultimo anno e mezzo e, per tutti, l’esito è stato positivo. «La presenza di un’esperienza clinica così variegata ci permette di aprire percorsi diagnostici e terapeutici all’avanguardia per ridurre al minimo le disabilità dei pazienti affetti da questi tumori – conclude Fabio Pezzoli, direttore sanitario dell’Asst Papa Giovanni XXIII -. Anche patologie non certo frequenti, come le neoplasie del cavo orale, sono affrontate con un approccio clinico a 360 gradi. Per la fase diagnostica e per l’intervento ci avvaliamo della competenza multidisciplinare di oncologi, otorinolaringoiatri e chirurghi plastici. Sempre grazie a queste figure seguiamo il paziente, che può contare su competenze di assoluto valore nel decorso post-operatorio e riabilitativo insieme a logopedisti e terapisti del dolore».