Perché chiude il Caffè Nazionale dei cinesi (affitto stellare e pregiudizi)
«Cinquemila al mese?» azzardiamo. E scoppia una risata. «Non possiamo dire quanto, ma è molto molto di più»
di Heidi Busetti
«Cinquemila al mese?» azzardiamo. E scoppia una risata. «Non possiamo dire quanto, ma è molto molto di più». A quanto pare, a dare il colpo di grazia alla conduzione attuale del Caffè Nazionale, locale storico nel cuore di Bergamo, gestito da una società cinese, sono stati due fattori di non poco conto: il primo è l’affitto che mensilmente la proprietà deve versare all’Immobiliare della Fiera Spa della famiglia Perolari, proprietaria dei muri. Il secondo, un crollo del fatturato accusato ben prima del lockdown, dovuto anche alla diffidenza dei bergamaschi verso i locali gestiti dai cinesi dopo le notizie di Wuhan. Ma partiamo dall’inizio.
È novembre 2019. Con la stagione fredda alle porte, diminuiscono gli scontrini battuti dal registratore di cassa. «È normale - raccontano al Nazionale -, con l’arrivo dell’inverno è sempre così. Ma poi il fatturato riprende. Invece hanno iniziato a circolare le voci su Wuhan ed era evidente che le persone, prima di entrare, si affacciavano ai vetri per osservare chi c’era al di là del bancone». Volti orientali? No, grazie. «E non entravano nemmeno per un caffè».
Il locale non incassa, e di conseguenza non paga l’affitto. Iniziano così a fioccare i solleciti e, dopo tre mesi di insoluto, come prescritto dalla legge, l’Immobiliare della Fiera avvia le procedure di sfratto. Arriva Covid-19 a Bergamo: il Caffè Nazionale chiude per tre mesi, rallentando inevitabilmente la riconsegna delle chiavi. Quando riapre, la data di sfratto viene fissata al 10 del mese di settembre. Ma a oggi, al di là del bancone ci sono ancora gli stessi gestori. Quindi?
Al telefono, dall’Immobiliare della Fiera non viene aggiunto nulla se non quanto prescritto dalla legge: lo sfratto per morosità viene richiesto dopo tre mesi. Poi, davanti a un giudice, il conduttore potrà decidere se pagare o liberare i locali. Se non verranno restituite le chiavi, la proprietà dovrà tornare dal giudice e chiedere l’intervento dell’ufficiale giudiziario che entrerà nel locale con tanto di polizia municipale. E cari saluti. D’altra parte, i gestori del Nazionale fanno notare, come semplice dato di fatto, non solo che la cifra mensile richiesta è troppo alta (soprattutto in questo momento... ma quant’è? Girano voci di cifre astronomiche), ma che a questo denaro va a sommarsi l’investimento iniziale per l’acquisto della licenza e la cifra per l’arredamento, spese importanti che furono affrontate solo nel 2017.