Artigiani ancora senza cassa. Ma il viceministro Misiani rassicura: «In arrivo 500 milioni»
La Cgil denuncia la gravità economica del settore. Nella Bergamasca sono 6.500 le imprese in attesa dei soldi del Fondo di solidarietà. E ci sono persone che non riescono ad andare in pensione perché non vengono versati loro i contributi degli ultimi mesi.
L’allarme era già scattato a maggio, poi a luglio si era tenuta una manifestazione davanti al palazzo della Prefettura di Milano. Quella della cassa integrazione per gli artigiani è diventata una realtà drammatica. Finora nelle casse delle aziende artigiane non è arrivato un solo euro. Nella provincia di Bergamo parliamo di oltre 26 mila le persone interessate di 6.500 imprese artigiane. Nel settore metalmeccanico sono 17 mila per 3.630 aziende, nel tessile e dell’abbigliamento circa 2.750 persone per 464 imprese. Ci sono 2.000 lavoratori nel settore del legno e dell’arredamento e 2.000 nei quasi mille fra negozi e centri di acconciatura ed estetica. Sono circa 1.150 gli artigiani alimentaristi e oltre 1.180 quelli che lavorano in imprese artigiane chimiche, della gomma-plastica. Migliaia di dipendenti artigiani sono stati travolti dal lockdown e successivamente, pur con le riaperture, rimangono schiacciati dalle conseguenze del rallentamento della produzione, ancora senza sostegno di quella che era la ex cassa integrazione per il loro settore e che ora si chiama Fondo di solidarietà bilaterale alternativo per l’artigianato, nato nel 2016. Il fondo è finanziato dalle aziende e dai lavoratori tramite una contribuzione mensile, per consentire alle piccole aziende artigiane di affrontare momentanee situazioni di crisi (non certo una pandemia) senza licenziare i lavoratori. «Già lo scorso maggio, in piena emergenza sanitaria, avevamo denunciato il fatto che, essendo l’Fsba un fondo nato e finanziato da pochi anni, aveva già esaurito tutte le risorse disponibili, compresi i 60 milioni stanziati in un primo momento dal governo - ha spiegato Angelo Chiari della segreteria della Cgil di Bergamo, responsabile del Dipartimento Artigiani. - Dall’inizio abbiamo chiesto che il governo impegnasse nuove risorse subito. Se anche le risorse sono state individuate, i soldi sui conti correnti di Fsba non sono ancora arrivati. La macchina burocratica e i rimpalli tra Ministero dell’Economia, Corte dei Conti e Ragioneria dello Stato hanno bloccato il sistema. C’è stato un cortocircuito, quando invece sarebbero serviti (e ancora di più oggi servirebbero) almeno gli acconti di quanto dovuto. Ci si è arenati su pre-controlli, prima ancora di erogare i fondi. Al viceministro Antonio Misiani chiediamo una verifica di cosa stia accadendo: la situazione è arrivata al limite. Abbiamo saputo che è stato firmato il decreto di trasferimento dei fondi: diverse volte in questi mesi ci è stato detto che era solo questione di ore o di giorni. Poi i soldi non sono mai arrivati». E c’è anche il caso paradossale di persone che non sono riuscite e tuttora non riescono ad andare in pensione, nonostante abbiano maturato l’anzianità dovuta, perché non sono stati versati loro i contributi degli ultimi mesi.
Dal canto suo il viceministro Antonio Misiani risponde dando un segnale concreto positivo: «Il decreto direttoriale del Ministero del Lavoro che rifinanzia il Fondo di Solidarietà Bilaterale alternativo per l’Artigianato con 500 milioni è stato sbloccato in questi giorni. Le risorse sono state erogate in queste ore». Una risorsa economica che darebbe respiro al settore che, nella sola Lombardia, interessa 160 mila lavoratori.