Mamme, dieci qualità straordinarie che le rendono manager perfette
La maternità è una delle migliori palestre di vita - e fin qui, d'accordo - e di carriera. Perché insegnerebbe tutte le doti necessarie per avere una marcia in più nel lavoro: senso di responsabilità, inventiva, velocità, propensione al cambiamento, capacità di ascolto, spirito decisionale immediato. Insomma, diventare e fare la mamma, è una scuola naturale, giornaliera e gratuita di leadership, che aiuta a formare, tra pappe e vagiti, qualità e competenze di un manager di successo. È la tesi di un libro, Maam. La maternità è un master (Bur) scritto da Andrea Vitullo e Riccarda Zezza, che hanno dato corpo alla loro idea anche in un vero e proprio master tutto al femminile, il progetto Maam, appunto, e in una ricerca pubblicata da Inside Women’s power.
Le doti. Sarebbe sovvertito lo stereotipo secondo cui il binomio mamma-manager è irrealizzabile. Anzi. Le doti manageriali di una mamma sono evidenti: eccone dieci, conciliabili comunque col ruolo più dolce del mondo.
- Sapere vedere ‘avanti’ un attimo prima e dare la giusta priorità. Non si sa bene come facciano, ma le mamme riescono a spostare con rapidità il focus da una situazione all'altra, senza perdere di vista il nocciolo del problema e, anzi, decifrandone perfettamente le priorità. Ciò significa, nel lavoro, saper selezionare le cose importanti e stabilire la giusta gerarchia di valori.
- Trovare soluzioni immediate, senza perdersi d’animo. Qui la natura l’aiuta un po’, perché la mamma produce più ossitocina e dopamina, e quindi la trasmissione dei segnali tra le diverse parti del cervello arriva più rapida a destinazione e consente di avere la soluzione più chiara davanti agli occhi. Questa abilità è senz'altro necessaria ad una madre, perché il numero di decisioni da prendere al volo con i bambini è davvero notevole, e non c'è tempo di disperarsi quando si sbaglia o quando la bussola vacilla un po’. Poi, bisogna anche dire che la donna è naturalmente portata a moderare il proprio “ego” per lasciare spazio alle esigenze dei figli, e a cercare soluzioni anche non di immediata evidenza. Quindi, nel lavoro, sa essere al posto giusto nel momento giusto e cedere la parola agli altri, quando serve.
- Essenzialità, perché il tempo è oro. Il tempo è da sfruttare al meglio, senza perdersi in ciance. Ricevere stimoli da molteplici direzioni favorisce, nelle mamme, la capacità di sintesi. E meno male, perché in famiglia le cose da fare non si contano ed anzi richiedono di andare subito al sodo. E così, al lavoro, le mamme sono più brave a gestire il tempo, perché ignorano i dettagli superflui dei problemi e le chiacchiere inutili in riunione.
- Non spaventarsi di fronte ai cambiamenti e reagire con creatività. Nessuno cambia più rapidamente di un bambino, e pone di fronte a situazioni disparate e in continua evoluzione. Le pratiche quotidiane, legate anche solo ai bisogni primari, sviluppano flessibilità e fermezza che aiutano una mamma a modificare la propria organizzazione mentale per rispondere ai cambiamenti con creatività. Perché il bambino riporta la mamma a una dimensione del gioco e della fantasia che, se usate sul lavoro, possono fornire soluzioni inaspettate e innovative, efficaci anche in situazioni molto difficili.
- Gestire le crisi con coordinazione e tempismo. Le crisi, inaspettate e dapprima incomprensibili, che una mamma deve affrontare si presentano sin dal primo vagito. Un allenamento che aiuta a ridimensionare le situazioni, a reagire velocemente, e a coordinare più persone verso la rapida ricerca di una soluzione.
- Intuire con empatia. Capire il messaggio ‘subliminale’ di un figlio, soprattutto in culla e quando si esprime a gesti o emette le prime parole in un linguaggio non ben definito, è un ottimo allenamento per l'intuito, la tolleranza, la comprensione e gestione del no. A casa come in ufficio.
- Ascoltare con attenzione. La mamma impara in fretta che un ascolto attento ripaga con risposte più veloci e su misura. E sul lavoro, una più spiccata attenzione, che inizialmente sembra allungare i tempi, in realtà aumenta l’efficienza, migliora il risultato e il raggiungimento di una soluzione.
- Motivare verso il proprio obiettivo. Ci sono mete da Everest, come convincere un bambino a mangiare la verdura a fare i compiti quando torna a casa da scuola. Ma una mamma, miracolosamente, riesce a raggiungerle, cogliendo con i figli la giusta ‘chiave interpretativa’. Sembra poi un gioco da ragazzi motivare e responsabilizzare il team al raggiungimento degli obiettivi aziendali.
- Quando proprio non ce la si fa, occorre delegare. Anche le mamme wonderwoman, ogni tanto devono arrendersi e capire che talvolta bisogna delegare. Almeno per sopravvivere, per dare un taglio e ricavarsi un proprio spazio ed essere poi più utili laddove e quando serva. La fiducia verso i propri collaboratori è una cosa seria e necessaria. E un buon manager lo sa.
- Avere una visione da teleobiettivo o grandangolare. La mamma “vede” a 360° ciò che sta costruendo per il proprio figlio, prevedere l’ostacolo, il pericolo o la necessità di un cambiamento. Ma percepisce anche le necessità e le inclinazioni del proprio bambino. In questa capacità di calarsi nel presente proiettato al futuro, c’è tutta la strategia di un leader nato o imparato. Non fa differenza, conta il risultato.