Gli effetti del Covid sull'agricoltura bergamasca: un «vero e proprio terremoto»
Secondo un'elaborazione di Coldiretti Bergamo il sistema, da gennaio a settembre, avrebbe perso in valore mediamente il 15,2 per cento, ossia oltre 100 milioni di euro
Gli effetti dell’emergenza sanitaria hanno determinato «un vero e proprio terremoto per le imprese del settore agricolo bergamasco». Ad affermarlo è Alberto Brivio, presidente di Coldiretti Bergamo, nel commentare l’andamento dell’annata agraria che, come da tradizione, si conclude nel mese di novembre. Secondo le prime stime elaborate dai tecnici di Coldiretti, se da un lato la produzione ha sostanzialmente tenuto, nonostante le conseguenze dei cambiamenti climatici si siano fatte sentire a più riprese, al contrario gli aspetti legati al mercato e alla redditività aziendale sono stati drammaticamente negativi.
«Il quadro è tutt’altro che confortante, soprattutto se consideriamo che non conosciamo ancora le conseguenze della seconda ondata, in particolare gli effetti relativi al periodo natalizio - spiega Brivio -. Dalla nostra analisi si evince che il sistema agricolo bergamasco, da gennaio a settembre rispetto allo stesso periodo del 2019, ha perso in valore mediamente il 15,2 per cento, ossia oltre 100 milioni di euro, con punte di quasi il 60 per cento per quanto riguarda gli agriturismi e del 50 per cento per l’orticoltura di IV gamma. È sempre crisi nera per la zootecnia da carne ed è critico l’andamento della zootecnia da latte e dell’allevamento dei suini. Preoccupa anche l’aumento esponenziale dei costi di produzione, soprattutto in considerazione del fatto che i ricavi sono in picchiata».
Si tratta del peggior risultato del decennio. «Per questa ragione devono essere adottate urgentemente misure utili a salvaguardare un settore chiave per la sicurezza e la sovranità alimentare del nostro Paese, ma anche costruire opportunità commerciali con l’estero e rilanciando i consumi interni – aggiunge Brivio -. In questo momento è più che mai importante che i consumatori acquistino prodotti italiani; li invito a leggere con attenzione le etichette per verificare l’origine e scegliere in modo consapevole. È questo il modo più semplice ma efficace per mantenere viva l’agricoltura del territorio e le filiere ad essa collegate, garantendo occupazione alle tante persone che vi lavorano».
Malgrado le difficoltà della pandemia, le 4.834 aziende agricole attive nella Bergamasca alla fine del terzo trimestre del 2020, secondo un’elaborazione della Coldiretti sui dati della Camera di Commercio, hanno comunque continuato ad assicurare l’approvvigionamento alimentare. Il mutamento dello scenario di riferimento ha però spinto gli imprenditori a trovare soluzioni imprenditoriali e canali di commercializzazione alternativi: consegne a domicilio, e-commerce, utilizzo dei social. Fondamentale è stata poi la scoperta del valore del turismo e del commercio di prossimità. «Il mondo agricolo chiede sì il sostegno economico alle istituzioni, ma di fronte alle difficoltà sta mostrando anche una grande resilienza – conclude Alberto Brivio – continuando ad innovarsi, seguendo la strada della digitalizzazione, affiancando ai prodotti nuovi servizi e puntando sulla formazione per essere al passo con i tempi, pronti a ripartire con slancio quando ci saranno le condizioni per farlo».