Fondata nel 1836

Santa Chiara, la scuola dell'infanzia più antica di Bergamo (sabato 12 c'è l'open day)

L'asilo voluto da don Carlo Botta accanto alla casa di riposo che porta lo stesso nome, da un anno (causa Covid) ha spostato la sede in via Albricci

Santa Chiara, la scuola dell'infanzia più antica di Bergamo (sabato 12 c'è l'open day)
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di Angela Clerici

Il primo asilo infantile a Bergamo venne inaugurato nel 1836. Si era in piena epidemia di colera e a quel tempo lo stato sociale non esisteva, era la chiesa che si prendeva cura delle situazioni più precarie, tra orfanotrofi, ospizi, piccoli ospedali. Fu don Carlo Botta, in quell’anno a rendersi conto della necessità di un luogo dove ospitare i bambini delle famiglie più povere per assicurare loro il cibo e una buona educazione. Il colera si sommava alla miseria di tanta parte della città, dei suoi quartieri popolari.

Quell’asilo venne dedicato a Santa Chiara perché fu collocato in una parte del grande monastero delle Clarisse che Napoleone Bonaparte aveva espropriato alla congregazione e che poi, dopo la caduta del francese, era stato acquistato da un facoltoso mercante di Bergamo. Quel primo asilo continua a funzionare ancora oggi, si trova tra via Garibaldi e via Sant’Alessandro, attiguo al collegio Sant’Alessandro, tutte istituzioni sorte al posto del grande monastero. La scuola dell’infanzia Santa Chiara è inserita negli spazi della casa di riposo che porta lo stesso nome; un’idea brillante quella di mettere vicini bambini e anziani, nonni e nipoti. Un’idea messa profondamente in crisi dal coronavirus.

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L’asilo Santa Chiara ha quindi dovuto trasferirsi: oggi si trova in un luogo vicino, molto bello. Ha trovato casa dalle suore Piccole Apostole, fondate da Maria Elisabetta Mazza, a Villa Assunta, in via Albricci (quartiere di Santa Lucia). Dice don Arturo Bellini, presidente delle Istituzioni Botta: «Don Carlo Botta fondò il primo asilo in quell’anno terribile in cui a Bergamo città, che allora contava 30 mila abitanti, ci furono 905 morti per il colera; in tutta la provincia i decessi furono quasi seimila. Don Carlo si dava da fare a raccogliere biancheria e pagliericci necessari per i contagiati che erano ricoverati in diversi locali della città, anche al Lazzaretto. Ancora di più, in quei mesi, le contrade erano inondate di bambini laceri, affamati, gli istituti di assistenza e gli orfanotrofi non sapevano più dove metterli. Don Carlo realizzò un progetto “Per la formazione e la crescita buona dei fanciulli poveri». Si formò una commissione, vennero concesse tutte le autorizzazioni per un asilo infantile per i bambini poveri e per una “Casa per le ragazze pericolanti”. Furono ospitati i bambini delle diverse contrade: S. Alessandro, Broseta, Porta Osio, San Bernardino, San Defendente e Cologno, Prato e Sant’Orsola. Dice don Arturo: «Fu credo il secondo asilo infantile fondato in Italia, era il segno di un mondo che cambiava e di una nuova attenzione all’infanzia.

Un’attenzione che continua oggi. La nuova sede della nostra scuola è bella, luminosa, con il giardino… regala un senso di gioia». Sabato prossimo ci sarà l’open day, in presenza. Ci si può prenotare telefonando al 349.7844444 oppure chiamando al centralino del santa Chiara 035.3888411.

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