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La pazza idea di risalire tutto il Brembo a piedi raccontata in un libro

Un viaggio a ritroso come quello che fanno i salmoni, contro corrente, da Crespi d’Adda alle pendici del Pizzo del Diavolo

La pazza idea di risalire tutto il Brembo a piedi raccontata in un libro
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di Fabio Cuminetti

Il fascino rappresentato dai fiumi, per l’uomo, è senza tempo. Fonte di vita e di opportunità nonché metafora esistenziale perenne, dal “panta rei”, cioè “tutto scorre”, attributo a Eraclito («tutto diviene e tutto si trasforma, non possiamo bagnarci due volte nello stesso fiume»), alla massima buddista secondo la quale «se poniamo a confronto il fiume e la roccia, il fiume vince sempre non grazie alla sua forza ma alla perseveranza». Lo stesso fascino scorre nel libro “Lungo le rive del Brembo” (Edizioni Villadiseriane) di Angelo Corna, in uscita nelle librerie di Bergamo e provincia dalla seconda settimana di dicembre, che mostra fin dal progetto una personalità unica, nata dalla volontà di percorrere tracciati per nulla banali, lasciati nel tempo ai ricordi o addirittura alle leggende, con un unico filo conduttore: il fiume, appunto.

Corna, in tema di metafore, nel presentarci la sua opera è un fiume in piena: «Il libro nasce per raccontare, con gli occhi dell’escursionista e del turista, quello che a mio avviso dovrebbe essere un "percorso storico bergamasco”. Un viaggio dalla foce fino alla sorgente, che nel suo passaggio tocca quasi cinquanta paesi nati e cresciuti lungo le rive del fiume, alcuni di essi documentati già in epoca romana. Nelle pagine del libro sono rivelate, passo dopo passo, le bellezze, la storia e le leggende che si nascondono lungo il percorso». Un viaggio a ritroso, insomma, come quello dei salmoni, risalendo la corrente, da Crespi d’Adda al Pizzo del Diavolo.

46241685_2 - Tramonto a Crespi d'Adda, in prossimita della foce
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46241682_17 - Gli orridi a Sedrina
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46241691_4 - Tra Brembate e Osio Sopra
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46241694_47 - Zoom su Diavolo e Diavolino
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“Lungo le rive del Brembo” vuole essere un omaggio al fiume della Val Brembana, alle sue valli e alle sue genti. «Il transito tra i paesi – va avanti Corna - permette di ammirare luoghi che molto spesso non vengono nemmeno notati o presi in considerazione, piccoli pezzi di un paesaggio che sfuggono all’occhio “dell’automobilista di passaggio”. Ripercorrere il Brembo è anche riscoprire questi luoghi fatti di storia, arte e di panorami bellissimi». Un percorso unico e facilmente identificabile per ripetere l’impresa di Corna, però, non c’è: è il fiume stesso a dettare la direzione, a volte su sentiero (non sempre ben segnato) e altre su strada.

L’idea di accompagnare per intero il fiume dalla fine all’inizio arriva da lontano. Corna, 38enne di Osio Sopra, ha percorso fin da bambino i suoi sentieri, trovando pace e refrigerio tra le acque durante la calura estiva. Ma l’impresa ha preso veramente forma chiacchierando con gli amici di vecchia data, davanti a un boccale di birra, quasi per scherzo e poi in modo sempre più concreto. Non se ne abbiamo i “tifosi” del Serio, principe dell’omonima valle che attraversa le provincie di Bergamo e Cremona per oltre 120 chilometri. «A mio avviso – precisa Corna - la differenza sta unicamente nel fatto che il Brembo nasce e muore in terra orobica, entrando così ancora di più nel cuore e nella vita di ogni bergamasco».

“Lungo le rive del Brembo” ha poco più di 50 pagine, un libretto leggero che si legge quasi tutto d’un fiato. È anche corredato da oltre venti foto, tutte a colori, e da 5 mappe disegnate da Sergio Brugali che riproducono in modo molto stilizzato il percorso. «Vorrei ringraziare gli amici di vecchia data, che dall’1 al 3 giugno del 2018 mi hanno accompagnato lungo questo tracciato: Matteo Ferrari, Andrea Daminelli e Michael Barcella», aggiunge Corna, da sempre appassionato di montagna e alpinismo. Negli anni la passione per le vette di casa, le Orobie, lo ha portato a documentare le sue escursioni con foto e reportage, alcuni dei quali pubblicati anche sulle pagine di PrimaBergamo. «Da due anni a questa parte, dopo avere lavorato come metalmeccanico per 18 anni presso una multinazionale bergamasca, ho trasformato una semplice passione nella mia attuale professione, regalandomi una scrivania oserei dire speciale: le mie montagne. Con questo “piccolo” libretto – chiosa - posso dire di avere realizzato un “grande” sogno nel cassetto».

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