Nasce l'Emergency Center alle Gavazzeni, un ospedale nell'ospedale per ogni emergenza
Nato dall'esperienza della lotta al Covid, si tratta di un dipartimento di emergenza di 4 mila metri quadrati completo di terapia intensiva, stanze di degenza, blocco operatorio e area diagnostica con Tac e Rx all’avanguardia. Per realizzarlo in 3 mesi sono stati investiti 14 milioni di euro
Un vero e proprio ospedale nell’ospedale, che consentirà di affrontare le emergenze presenti e future assicurando percorsi separati ai malati con patologie infettive. A Bergamo è nato il nuovo Emergency Center di Humanitas Gavazzeni, un dipartimento di emergenza di 4 mila metri quadrati completo di terapia intensiva, stanze di degenza, blocco operatorio e area diagnostica con Tac e Rx all’avanguardia. Un segno nella città simbolo della pandemia e un nuovo servizio che va a rafforzare la rete di servizi sanitari pubblici del territorio. L’Emergency Center nasce infatti dall’esperienza fatta durante la primavera, quando l’ospedale Gavazzeni si è trasformato in poche settimane in un centro totalmente dedicato ai pazienti Covid, arrivando a curare oltre mille persone e a gestire oltre 40 codici rossi al giorno in pronto soccorso. Da qui il progetto di creare una struttura flessibile, gestibile “a fisarmonica”, nella quale è possibile aumentare i posti in terapia intensiva e sub-intensiva a seconda delle esigenze cliniche del momento.
Realizzato in tre mesi e mezzo con metodo fast track (in cui la costruzione va di pari passo con la progettazione) e grazie a un investimento dal punto di vista strutturale e tecnico di 14 milioni di euro, il dipartimento combina le competenze cliniche di Humanitas e quelle ingegneristiche di Techint, con il progetto architettonico dell’architetto Filippo Taidelli. La realizzazione è stata resa possibile grazie al sostegno di Tenaris Dalmine e Fondazione Rocca che, attraverso Fondazione Humanitas per la Ricerca, hanno finanziato l’acquisto di tutte le parti mobili e tecnologiche. Anche Carvico, Jersey Lomellina, CBM Onlus e Banca Generali hanno sostenuto l’iniziativa. All'inaugurazione di questa mattina (sabato 12 dicembre) erano presenti Giulio Gallera, assessore al Welfare Regione Lombardia, Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, mons. Francesco Beschi, vescovo di Bergamo, e ai direttori delle istituzioni sanitarie del territorio e i donatori.
«Bergamo ha saputo affrontare la grave prova della pandemia grazie a una rete di servizi di eccellenza e alla collaborazione tra tutti gli attori della sanità del territorio, uniti per far fronte all’emergenza indipendentemente dalla loro natura, pubblica o privata - sottolinea Gianfelice Rocca, presidente Humanitas –. Sanità e formazione dei giovani sono al centro del futuro del territorio: la realizzazione di Emergency Center è un segno importante in questa direzione. Si aggiunge ad un investimento importante per potenziare il programma di education di Fondazione Dalmine rivolto agli studenti delle scuole dell’infanzia, primaria e secondaria, mirato ad avvicinare le nuove generazioni alla conoscenza della cultura industriale come strumento di comprensione della contemporaneità. La storia, la città industriale, la tecnologia, la robotica sono temi chiave dell’offerta formativa».
Caratteristiche dell’Emergency Center. Il pronto soccorso comprende un’area di pre-triage che divide i pazienti in un’accettazione Covid e una non Covid, con sale di attesa separate per 60 sedute complessive. A pandemia conclusa, le due aree di attesa potranno accogliere una i codici bianchi e verdi l’altra quelli gialli e rossi. Accanto alle sale d’attesa ci sono tre ambulatori, una sala gessi e una shock room con due postazioni per interventi urgenti e ad alto rischio connessa direttamente con la terapia intensiva. L’OBI, la sala di Osservazione Breve Intensiva, è il cuore del pronto soccorso con 18 postazioni (di cui 1 letto isolato) ed è collegata all’area diagnostica con Rx e Tac di ultima generazione.
La terapia intensiva è collegata direttamente con tutte le funzioni cliniche e comprende 9 postazioni allestite, di cui una per un paziente isolato. La degenza conta in totale 23 posti letto, distribuiti in 15 stanze singole e 2 camere da 4 posti letto, ognuna pronta per essere utilizzata anche in assetto di sub-intensiva, dotate di filtro ingresso e pressione negativa, come nei reparti infettivi. Inoltre, 12 postazioni possono essere convertire velocemente in letti di Terapia Intensiva. Il blocco operatorio è pensato per interventi di urgenza a pazienti affetti da problematiche cardiache o traumatologiche e comprende una sala operatoria polispecialistica e una sala angiografica. Infine, ogni area della nuova struttura è dotata di telemetria per consentire il monitoraggio costante dei pazienti e seguire l’evoluzione delle emergenze, dalla stabilizzazione alla dimissione.
«Con l’aumento dell’età media della popolazione e delle patologie croniche, gli ospedali saranno sempre più chiamati a dare risposte per intensità di cura – conclude Giuseppe Fraizzoli, amministratore delegato Humanitas Gavazzeni e Castelli -. Il Covid ha reso questo più evidente, con migliaia di pazienti che sono arrivati nei pronto soccorso degli ospedali in condizioni gravi e una patologia caratterizzata da rapidi cambiamenti dei bisogni clinici. In Emergency Center, la contiguità degli spazi a diversa intensità di cura e la completezza della struttura, indipendente dall’ospedale per diagnostica, chirurgia e ricovero della medicina di urgenza, consentiranno di curare ogni emergenza al meglio, garantendo al contempo cure specialistiche ai pazienti con altre patologie, come quelle cardiovascolari o oncologiche, che necessitano di ricoveri ordinari».
L’impegno di Humanitas Gavazzeni nella lotta al Covid. Dal 21 febbraio a maggio, Humanitas Gavazzeni, con i suoi medici, infermieri e tutti i suoi professionisti, ha curato oltre 1.000 pazienti affetti da Covid-19, riconvertendo gli spazi della struttura, mettendo a disposizione oltre 250 posti letto e arrivando quasi a triplicare i letti in terapia intensiva, portandoli da 12 a 33, con la conversione di due blocchi operatori, sub-Intensiva e in pronto soccorso. Tutto il personale è stato coinvolto attivamente nell’emergenza, in prima linea nei reparti Covid o a supporto delle nuove esigenze nate, ad esempio la comunicazione con i familiari e i checkpoint agli ingressi.