la protesta

L'Unione inquilini si incatena davanti all'Aler: «Mala gestione delle assegnazioni delle case popolari»

Aumentano gli alloggi vuoti in provincia, che passando da 700 a 1.020, ma cresce anche la domanda abitativa. Il 38 per cento degli inquilini non riesce a pagare gli affitti

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«La misura è colma». Lo sottolineano Rita Rebecchi e Ezio Locatelli, dell’Unione inquilini Bergamo, incatenati davanti agli uffici Aler in via Mazzini nel presidio indetto per denunciare la «mala gestione» delle assegnazioni degli alloggi popolari. «Abbiamo chiesto il 15 aprile che venissero adottate misure urgenti in materia di sicurezza abitativa e sanitaria, misure di sostegno economico alle famiglie in difficoltà che non riescono a pagare il canone d’affitto e non c’è stata nessuna risposta – aggiungono -. È una vergogna».

Una situazione di immobilismo da parte della politica che si riflette nel numero delle assegnazioni degli alloggi popolari, ferme ai minimi storici: 94 assegnazioni, a fronte di 263 case rilasciate dagli inquilini. Inoltre, secondo l’Unione inquilini, più di mille alloggi sono chiusi perché privi di manutenzione. «Questa incapacità di dare case a chi ne ha bisogno avviene in un anno di crisi economica devastante con centinaia di domande di casa popolare presentate – proseguono -. Tante famiglie di inquilini delle case popolari vivono in caseggiati degradati e malsani perchè non si fanno le manutenzioni. Le morosità incolpevoli per affitti e spese non pagate a causa della crisi economica hanno raggiunto il picco del 38 per cento, ma i contributi economici continuano a diminuire».

«Gli alloggi vuoti in provincia sono aumentati – spiega Ezio Locatelli -. Erano 700 due anni fa oggi sono 1.020 a fronte di un aumento della domanda abitativa. Sono aumentate le famiglie a rischio di sfratto, 3 mila su 8 mila assegnatarie non riescono a pagare l’affitto». L’Unione inquilini denuncia anche il paradosso creatosi nei mesi scorsi, quando Aler ha sfrattato da via Luzzati un comitato di assegnatari impegnati a distribuire beni di prima necessità. E se la situazione non cambierà sarà «lotta dura».

Le possibili soluzioni proposte dall’Unione inquilini al presidente dell’Aler Bergamo Fabio Danesi, alla direttrice generale Diomira Cretti e al Comune sono la costituzione di un fondo sociale straordinario, la riduzione dei canoni d’affitto e la richiesta che non vengano messi in mora i canoni non pagati nel 2020. Dal canto suo Danesi ha replicato all’Unione inquilini dalle colonne del Corriere Bergamo, definendo la protesta pretestuosa in quanto il blocco degli sfratti non dipende dalla sua volontà. Anzi, nel corso della prima ondata era stato lo stesso presidente dell’Aler a spostare le scadenze alla fine dell’anno. Per quanto riguarda le assegnazioni, infine, Danesi ha spiegato che si sta seguendo un percorso preciso, nel tentativo di garantire una casa alle persone bisognose.

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