L'idea dell'architetto Rota Nodari: un santuario di preghiera per le vittime del Covid
Il professionista bergamasco ha elaborato un progetto sulla base delle parole del vescovo Beschi, pronunciate in aprile alla Madonna dello Zuccarello. Non un edificio di mattoni, ma una costruzione simbolica
di Angela Clerici
«Sono rimasto colpito nel profondo dalle parole che il vescovo ha pronunciato al culmine dell’epidemia di Covid, lo scorso primo giorno di aprile. Il vescovo nella sua omelia alla Madonna dello Zuccarello parlò di un “santuario fatto di preghiera”, non di mattoni o di cemento o di pietra. Mi rimasero impresse le sue parole e da allora ho cominciato a pensare, a preparare schizzi: mi domandavo come si potesse dare una forma a quelle parole».
L’architetto Cesare Rota Nodari è persona alla quale piacciono le sfide della mente, intellettuali. Così come ama il disegno, le soluzioni geometriche, le trovate improvvise e magari geniali. Come quella volta che, era il 1968, disegnò l’appendiabiti che venne esposto al Louvre nella sezione di arte applicata, il “Taka”, che venne imitato in tutti i modi, in tutto il mondo. O come quando, due anni fa, ha disegnato una città tutta fatta di oggetti casalinghi: cucchiai, forchette, cavatappi... Cesare Rota Nodari ha avuto la fortuna di potersi formare nello studio dell’architetto Tito Spini, che a sua volta aveva lavorato per anni, da giovane, a Parigi, nello studio del mitico Le Corbusier.
Le parole del vescovo Francesco Beschi a cui l’architetto fa riferimento, erano esattamente queste: «... Una volta, in tempo di calamità, epidemie e guerre, si prometteva al Signore, alla Madonna, ai Santi di costruire un santuario in loro onore. Il mio desiderio è di costruire “un santuario di preghiera”. Non un santuario “per” la preghiera, ma “di” preghiera. Sarà un santuario invisibile, ma non meno reale di quelli di pietra... Non si tratta di immaginare strutture materiali, ma di disegnare con le opere della carità un santuario del cuore».
Preghiera e carità. Un santuario ben più impegnativo di quelli costruiti con i mattoni o con il cemento perché un santuario da edificare ogni giorno, sempre, senza mai smettere, senza mai stancarsi. Un santuario della volontà, dello spirito, dell’onestà, della parte più umana dell’uomo. Racconta Cesare Rota Nodari: «Sì, il concetto del vescovo mi ha colpito molto, come dicevo, e ho cominciato a riflettere. Sarebbe stato possibile dare una visibilità a questa intenzione? Anche dal punto di vista artistico, voglio dire. Senza arrivare a costruire un tempio, una chiesa. Restando sul terreno del pensiero che, tutt’al più, può diventare metafora, simbolo. Ho preso un pezzo di carta e ho cominciato a buttare giù degli schizzi...»