Il Comune di Bergamo si dichiara «persona offesa» nell'inchiesta della Procura sulle vittime di Covid
Il sindaco, con un post Facebook, ha annunciato la decisione votata all'unanimità dalla Giunta: «Non un atto di accusa, ma un atto dovuto per dare verità ai nostri cittadini»
La notizia è stata data dal sindaco Giorgio Gori stesso nel pomeriggio di oggi, lunedì 28 dicembre, con un lungo post su Facebook: il Comune di Bergamo ha deciso di dichiararsi “persona offesa” nell’indagine che la Procura orobica sta svolgendo per accertare un eventuale reato di epidemia colposa concernente la pandemia da Covid-19 in corso.
La decisione è figlio di un voto unanime della Giunta, arrivato su una proposta avanzata dallo stesso Gori. «Abbiamo valutato che questo passo - ha scritto il sindaco -, che il Comune di Bergamo attua in rappresentanza dei diritti e degli interessi dei propri cittadini, sia giustificato e necessario visto l’eccezionale impatto della pandemia a Bergamo, con un numero di vittime e un tasso di letalità molto al di sopra dei pur elevati indicatori nazionali».
Gori precisa che questa scelta non rappresenta un atto di accusa nei confronti di Governo, Regione o Oms: «L’alto numero delle vittime e l’anomala dimensione del tasso di letalità del Covid-19 in Italia e in particolare nella città di Bergamo suggerisce la necessità che il Comune, come rappresentante degli interessi e dei diritti dei propri cittadini, e in forza del suo stesso Statuto che agli articoli 1 e 4 lo individua quale soggetto che “rappresenta la propria comunità e ne cura gli interessi” e che “garantisce i diritti della propria comunità”, dichiari la propria presenza nel procedimento penale per epidemia colposa pendente avanti la Procura della Repubblica del Tribunale di Bergamo».
Stando a quanto riporta Bergamonews, il Comune sarà rappresentato dall'avvocato Mauro Angarano e anche i primi cittadini di Alzano Lombardo e Nembro, ovvero Camillo Bertocchi e Claudio Cancelli, starebbero pensando di fare la stessa cosa. L'inchiesta della Procura di Bergamo, infatti, riguarda, oltre che le tantissime morti non riscontrate dai dati ufficiali e nelle Rsa, anche la mancata zona rossa in Val Seriana e la chiusura e riapertura praticamente immediata dell'ospedale di Alzano il 23 febbraio scorso.