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I mosaici del Battistero di Firenze tornano a splendere anche grazie all'UniBg

Al restauro dei mosaici parietali trecenteschi ha collaborato il Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate dell’Ateneo bergamasco

I mosaici del Battistero di Firenze tornano a splendere anche grazie all'UniBg
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Se i mosaici parietali trecenteschi del Battistero di Firenze, raffiguranti profeti, vescovi e cherubini, sono tornati a risplendere è anche grazie all’Università di Bergamo. Dopo tre anni sono stati completati i lavori di restauro su quattro delle otto pareti interne del più antico monumento del capoluogo toscano, che ospita uno dei più importanti cicli a mosaico del Medioevo italiano. Un intervento a cui ha preso parte anche il Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate dell’Ateneo bergamasco.

I lavori, affidati ai restauratori dell’impresa Cellini e Claudia Tedeschi, sotto la direzione dell’Opera di Santa Maria del Fiore, l’alta sorveglianza della Soprintendenza per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato, ha interessato l’architettura, la struttura e la decorazione a mosaico. «Abbiamo avviato un grande cantiere di restauro dei paramenti interni – spiega Samuele Caciagli, responsabile dell’area tecnica dell’Opera di Santa Maria del Fiore – costituiti da oltre 1.100 metri quadrati di superfici marmoree, 200 metri quadrati di decorazioni a mosaico e oltre 100 metri quadrati di dorature, trattate in relazione ai diversi gradi di complessità anche applicando metodologie di restauro studiate ad hoc».

La complessità del restauro ha richiesto approfonditi studi e indagini diagnostiche, che hanno coinvolto diverse Università italiane e laboratori specialistici, fra cui il team di ricercatori del Disa guidato dal professor Luigi Coppola, chiamato a condurre una campagna di analisi sullo stato di degrado dei mosaici e sulla tipologia di intervento di ripristino da adottare.

«Ogni intervento di conservazione e restauro richiede un’attenta indagine per individuare le cause del degrado e definire le tecniche e i materiali idonei al ripristino – spiega l’ingegner Coppola, docente di Materiali per il restauro delle strutture e Materiali per l'edilizia nei corsi di laurea in Ingegneria edile dell’Università di Bergamo –. I mosaici presentavano un avanzato stato di degrado e la particolarissima tecnica utilizzata per la loro realizzazione, che si è rivelata essere un vero e proprio unicum nel panorama internazionale, ha richiesto l’adozione di tecnologie di indagine innovative».

I mosaici nascono come progetto di ampliamento di quelli della Cupola. I mosaicisti dell’epoca dovettero trovare una soluzione che permettesse di sovrapporre le opere al rivestimento marmoreo originario e, nello stesso momento, ovviare ai problemi di staticità della struttura. I mosaici furono quindi eseguiti su delle tavelle in terracotta, scalfite e fissate al marmo delle pareti del Battistero con perni centrali di ferro ribattuti e saldati a piombo, che assecondavano i lievi movimenti della struttura, riducendo così il rischio di distacco delle tessere. «Anche l’impasto utilizzato per applicare le tessere del mosaico è una particolarità – spiega Beatrice Agostini, progettista e direttrice dei lavori -. Non fu impiegata una normale malta, ma più di un mastice. Proprio il degrado di questo composto ha rappresentato le problematiche più complesse affrontate».

Il lavoro di ricerca, durato più di un anno, è stato interamente svolto nel laboratorio sui materiali cementizi del Campus ingegneristico di Dalmine. Ad affiancare il professor Coppola, anche i tre giovani ricercatori Denny Coffetti, Elena Crotti e Gabriele Gazzaniga.

«Individuare la soluzione adeguata al consolidamento strutturale di questo particolare mastice è stata una sfida complessa - aggiunge Coppola –. Dovevamo tenere conto della presenza dell’olio, di ostacolo all’iniezione di consolidamenti a base acquosa; del fitto fenomeno di microfessurazione e dei distacchi più importanti che richiedevano un materiale più riempitivo ma allo stesso tempo leggero. La ricerca ha portato alla messa a punto di un sistema di consolidamento a bassa viscosità, facilmente iniettabile e stabile alla filtrazione».

Inoltre è stata messa a punto una malta per l’ancoraggio dei mosaici alle tavelle in terracotta che garantisse una perfetta adesione tra i due materiali. Così come una malta specifica per le integrazioni che ha permesso di ricostruire le porzioni di mosaico mancanti dopo il distacco e la perdita di alcune tessere. Il lavoro di restauro continuerà adesso sui lati restanti del monumento, restituendo l’opera completa, salvo imprevisti, entro la fine del 2021.

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