'Ndrangheta tra Lecco e Bergamo, ecco chi sono i cinque bergamaschi arrestati
L'attività investigativa coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano ha portato a 18 arresti. I coinvolti della nostra provincia sono tutti ai domiciliari
Alle prime luci dell'alba di oggi, martedì 9 febbraio, è stata data esecuzione a un‘ordinanza di custodia cautelare emessa dall'Ufficio Gip di Milano nei confronti di diciotto cittadini italiani (dieci in carcere ed otto agli arresti domiciliari) per associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, frode fiscale, autoriciclaggio, usura ed estorsione.
'Ndrangheta: sgominato il gruppo capeggiato da Cosimo Vallelonga
A raccontare il blitz sono i colleghi di PrimaLecco. Le operazioni si sono svolte contemporaneamente in Lombardia, Liguria ed Emilia-Romagna, anche per l‘esecuzione di un decreto di sequestro preventivo per equivalente per oltre 120mila euro e delle quote di società utilizzate per le attività illecite. Nel corso delle numerose perquisizioni, sono stati rinvenuti beni di valore e armi illegalmente detenute. I provvedimenti emessi dal Gip costituiscono lo sviluppo di una complessa attività investigativa, convenzionalmente denominata “Cardine-Metal Money“, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano e condotta dai Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria (G.I.C.O.) di Milano e di Lecco e dalla Squadra Mobile della Questura di Lecco.
L‘attività investigativa ha consentito di ricostruire l‘esistenza di un sodalizio mafioso operante soprattutto nella zona di Lecco, ma con ramificazioni anche in Bergamasca, e capeggiato da Cosimo Vallelonga, classe '48 di La Valletta Brianza, già condannato per 416 bis c.p. sia nell‘ambito dell‘operazione “La notte dei fiori di San Vito” di metà degli anni ‘90, sia nell‘operazione “Infinito” del 2010, e che si ritiene tuttora esponente di spicco della 'ndrangheta lombarda.
Le indagini tecniche hanno consentito di riscontrare che Vallelonga, una volta cessata di scontare l‘ultima condanna per 416 bis c.p., ha ripreso i contatti e rivitalizzato il sodalizio mafioso non solo attraverso autonome condotte criminali, ma anche incontrando a La Valletta Brianza altri esponenti della 'ndrangheta, per dirimere controversie, concordare nuove strategie ed eludere i controlli dell’autorità, e imprenditori locali, sia per l‘erogazione di prestiti a tassi usurari sia per organizzare il reinvestimento dei proventi delle attività illecite nell'economia legale.
Strettamente legati a Vallelonga, e ritenuti affiliati al sodalizio mafioso, sono Vincenzo Marchio, classe '83 di Calolziocorte e figlio di Pierino Marchio (a sua svolta condannato nell‘operazione “Oversize” quale affiliato di spicco della Locale di 'ndrangheta di Lecco, storicamente facente capo alla famiglia Coco Trovato, egemone sul territorio fin dagli anni '60 e che rivendicava con orgoglio l‘appartenenza alla “famiglia” criminale), e un altro uomo di fiducia di Cosimo Vallelonga che lo aiutava nelle attività di recupero crediti attuate anche con modalità violente e intimidatorie.
Arresti anche in provincia di Bergamo
Oltre a Vallelonga e a Marchio, nel Lecchese è stato arrestato Danilo Monti, classe '91 di Valmadrera e già in carcere per l’omicidio di Francesco Rosso avvenuto nel 2019 in Calabria. In carcere anche Luciano Mannarino, 31enne di Brivio; Alessandro Malacorda, nato nel 1985 di Calolzio; Vincenzo Pace, del 1998 e anche lui di Calolziocorte; Claudio Gentile, nato nel 1983 a Lecco; Fabrizio Motta, classe 1976 di Lecco; Benedetto Parisi, nato nel 1970 di Mandello.
Si trova agli arresti domiciliari Santo Parisi, classe '44 di Olginate. Sempre ai domiciliari Claudio Bissola, nato nel 1981 e residente in provincia di Bergamo; Jennifer Buonavoglia, classe 1984 bergamasca; Clara Ferrari, classe ’73 anche lei bergamasca; Vincenzo Geroldi, nato nel ’72 di Brescia; Roberto Novelli, classe '69 di Bergamo; Marco Ricci, classe ’62 sempre di Bergamo; Michela Leone, classe 1985 residente nella provincia di Monza e Brianza.
Traffico illecito di rifiuti
Lo stesso Vallelonga ha costituito e organizzato, con gli altri indagati destinatari dell'ordinanza cautelare, un'associazione dedita a un'imponente attività di traffico illecito di rifiuti attraverso imprese operanti nel settore del commercio di metalli ferrosi e non ferrosi, con una illecita movimentazione (attraverso l'alterazione dei documenti di trasporto e dei formulari di identificazione dei rifiuti – F.I.R.) di oltre diecimila tonnellate di rifiuti, e attuata anche attraverso l'utilizzo di una fitta rete di società “cartiere” che hanno annotato fatture false per circa 7 milioni di euro. Il denaro necessario per gli acquisti in nero del materiale ferroso proveniva da provviste su conti correnti intestati a prestanome e prelevate quotidianamente presso sportelli bancari e postali, per circa 30 milioni di euro in un triennio.
Sequestrato un pericoloso carico di rifiuti radioattivi
Nel corso delle attività è stato sottoposto a sequestro anche un pericoloso carico di rifiuti radioattivi, composto da 16 tonnellate di rame trinciato proveniente dalla provincia di Bergamo, bloccato dalla Polizia Stradale di Brescia nel maggio 2018. Gli accertamenti hanno permesso poi di riscontrare come i proventi illeciti siano stati riciclati, oltre che a diretto beneficio dei sodali, anche per la costituzione di nuove attività imprenditoriali operanti nel commercio di autovetture e nella ristorazione, nonché nella gestione di rifiuti, oppure impiegati quale provvista di denaro per erogare abusivamente finanziamenti, anche a tassi di interesse usurari, per un ammontare superiore ad un milione di euro.
Usura e minacce di morte
L'attività investigativa ha infine consentito di riscostruire i singoli episodi di usura, in danno di almeno otto persone versanti in condizioni di difficoltà economiche, tra cui diversi imprenditori lombardi, e di quantificare in circa 750mila euro il capitale erogato con tassi di interesse fino al 40 per cento annuo; nonché di disvelare la commissione di gravi condotte estorsive finalizzate al recupero delle somme oggetto delle illecite dazioni, perpetrata anche attraverso minacce di morte e con l’utilizzo di armi da fuoco.