Troppe poche dosi di vaccino anti-Covid dallo Stato, la Lombardia valuta «acquisti autonomi»
L'assessore Moratti ha spiegato che «se le cose dovessero rimanere come prospettato dal commissario Arcuri, non saremo in grado di vaccinare tutta la popolazione entro giugno»
Regione Lombardia ha annunciato che da giovedì 18 febbraio prenderanno il via le vaccinazioni anti-Covid per le persone dagli 80 anni in su (QUI tutte le informazioni del caso).
Un piano che prevede, nel giro di poco più di un mese, la vaccinazione di circa 726mila persone e che si innesta nell'ambizione, più volte dichiarata dal Pirellone, di arrivare ad aver vaccinato il 70 per cento (circa 6,6 milioni di persone) almeno della popolazione lombarda entro giugno.
Troppe poche dosi in arrivo
C'è solo un problema: la disponibilità dei vaccini. Nel tardo pomeriggio di ieri (venerdì 12 febbraio), l'assessore al Welfare Letizia Moratti è stata molto chiara: «Se le cose dovessero rimanere come prospettato dal commissario Arcuri, la Lombardia non sarà in grado di vaccinare tutta la popolazione entro giugno».
Molte le incognite
Il motivo è che «le categorie tra i 55 e gli 80 anni dovrebbero essere coperte con i vaccini Pfizer e Moderna, che al momento sono insufficienti». Ovviamente, da qui alle prossime settimane le cose potrebbero cambiare: non solo potrebbero arrivare più dosi di questi vaccini con l'implementazione delle produzioni, ma potrebbero anche arrivare nuovi vaccini, attualmente in fase di valutazione.
L'ipotesi dell'acquisto autonomo di dosi
Allo stesso tempo, però, questa incertezza non aiuta di certo la programmazione. Per questo motivo, Moratti ha anche detto che «verificheremo se ci sono i requisiti per gli acquisti autonomi». A quanto pare, dunque, Regione Lombardia sembra voler provare a seguire la strada intrapresa da Zaia in Veneto, che da diversi giorni ha annunciato di essersi mosso sul mercato internazionale per valutare l'acquisto di dosi di vaccino in maniera autonoma.