Uniacque e gli aumenti in bolletta, un lettore: «Nell'Isola Bergamasca in 4 anni aumenterà del 49,9%»
«Sono indignato - scrive - di fronte a questo modo di fare che scarica sulla gente ogni onere possibile senza un minimo di decenza in considerazione delle difficoltà del momento»
Le nuove tariffe imposte da Uniacque per la gestione del servizio idrico nei comuni dell’Isola Bergamasca e della Valle San Martino continuano a far discutere. A scatenare il malcontento dei residenti l’importo delle bollette che, nel caso di una famiglia di due persone di Bonate Sopra, è lievitato in cinque anni di circa 222 euro.
«A partire da gennaio 2019 sino al 31 dicembre 2020 i costi del consumo di acqua addebitati sono stati di ben 591.18 euro – ha scritto Giovanni Mangili ai colleghi del Giornale di Merate -. Mentre per gli anni 2015/2016 il consumo complessivo di acqua ammontava a 369 euro e nel 2017/2018 l’ammontare era di 478 euro. Pertanto, nel giro di un anno per via di recuperi vari e aumenti decisi da gestore unico la spesa per la mia famiglia (2 persone) è aumentata di 113.18 euro».
Come se non bastasse, il 2021 si è aperto con la notizia di ulteriori aumenti in bolletta, previsti dal consiglio di amministrazione per far fronte a investimenti vari. «Se non erro – prosegue il lettore - nel 2019 l’aumento è stato del 30%, nel 2020 dell’8%, nel 2021 del 4,5%, nel 2022 sarà del 3,4% e per il 2023 del 4%. Totale aumento del costo del consumo di acqua per i cittadini dell’Isola Bergamasca tra il 2019/2023 ammonterà a 49,9%. Immaginatevi che impatto possa avere questa cosa per una famiglia composta da 4 o 5 individui. Non a caso sui social gli interventi indignati dei cittadini si sprecano, così come sono aumentate le richieste di contributo ai Comuni di molte famiglie per poter onorare i pagamenti richiesti e non incorrere in ulteriori sanzioni o alla chiusura della fornitura di acqua».
«I sindaci, i partiti e le associazioni a tutela del consumatore pare abbiano perso l’uso della parola – aggiunge -. Su questa vicenda non hanno trovato il tempo di dire la loro evidenziando il mancato confronto per poter stabilire un trattamento meno oneroso circa le possibilità economiche del cittadino, specialmente in una fase di pandemia, di cassa integrazione, di poco lavoro e altre questioni spesso legate al numero dei componenti famigliari o a problemi di salute e i costi che queste questioni determinano».
«Più che arrabbiato sono indignato di fronte a questo modo di fare che scarica sulla gente ogni onere possibile senza un minimo di decenza in considerazione delle difficoltà del momento – conclude Mangili -. Un’associazione di zona denominata “Isola Bene Comune” si sta prodigando per mettere in campo alcune iniziative per denunciare quanto di distorto esiste su questa intera vicenda, non escludendo pure iniziative legali».