Impianti sciistici, il nuovo Dpcm rinvia ancora l'apertura: la stagione ormai è persa
Il precedente divieto di apertura scade domani, 5 marzo, ma il nuovo provvedimento del premier, in vigore da sabato 6, rimanda tutto a dopo Pasquetta. Quando ormai sarà troppo tardi. Per questo si chiedono aiuti subito
Ci avevano sperato fino alla fine i lavoratori della montagna, lo scorso 14 febbraio, di lavorare almeno qualche mese prima della fine della stagione buona per lo sci. Poi era arrivata la doccia fredda da parte del ministro della Salute Speranza, che a poche ore dall'apertura di impianti e alberghi aveva avvisato che, secondo il Comitato tecnico-scientifico, non c'erano le condizioni di sicurezza necessarie. Troppo alto era l rischio di assembramenti e quindi di diffusione del Covid.
Erano allora partite le comprensibili proteste degli operatori e dei loro rappresentanti. Non tanto per la decisione di chiudere, quanto per la singolare tempistica con cui lo si era comunicato, praticamente a ridosso dell'avvio delle attività, dopo che per settimane si erano definite le regole di sicurezza da applicare. Tutto rinviato al 5 marzo. E ora l'entrata in vigore dal 6 marzo del nuovo Dpcm, con la firma del premier Mario Draghi, prolunga le chiusure fino al 6 aprile, quando praticamente la stagione sarà finita.
In una dichiarazione riportata da L'Eco di Bergamo, il presidente Anef (Associazione nazionale esercenti funiviari) Lombardia, Massimo Fossati, si è espresso in questo modo: «Se si dovesse aprire il 6 aprile ci sarebbe l’incognita neve e dell’innalzamento delle temperature. Di solito le nostre stagioni, sulle Orobie, si chiudono dopo Pasqua, soprattutto se è ad aprile. Quindi è praticamente certo che la stagione sia finita».
Dimenticando allora gli introiti che gli operatori avrebbero potuto avere in ques'ultimo periodo buono per lo sci, la richiesta del settore è quello di ristori adeguati. Sembra andare in questa direzione il fondo previsto dal Governo per i lavoratori della montagna, sul quale l'ufficio stampa Anef ha diramato un comunicato nel quale esprime soddisfazione per le sue misure.
Resta però ancora aperta la questione degli indennizzi, perché nel prepararsi alle riapertura gli impianti turistici hanno dovuto sostenere spese in mezzi e personale, spese che alla fine si aggiungono a bilanci che in molti casi sono già in rosso. Lo si sarebbe potuto evitare dicendo qualche settimana prima come stavano le cose, ma ora i lavoratori e gli imprenditori chiedono che siano riconosciuti a chi ha avuto perdite economiche. Resta comunque la delusione per una speranza inesaudita.