Il paradosso degli asili nido: aperti ma con orario ridotto per l’effetto a catena
Ritardato l’ingresso e anticipata l’uscita dei bambini per mancanza di personale. L’assessore Poli: «Educatrici costrette a casa coi figli»
Alla notizia dell’ordinanza di Fontana che annunciava il passaggio della Lombardia ad “arancione rafforzato” i genitori si sono messi le mani nei capelli. Tranne quelli con bambini piccoli, iscritti agli asili nido. Invece l’effetto a catena della chiusura delle scuole finisce per colpire un po’ anche loro, come spiegato su Facebook dall’assessore all’Istruzione del Comune di Bergamo, Loredana Poli.
Il Comune, in sostanza, da lunedì 8 marzo diminuisce gli orari di apertura degli asili nido a causa della scarsità di personale disponibile. L’Amministrazione ha dovuto optare per una riduzione d’orario nelle strutture comunali perché i dipendenti, che non rientrano tra le categorie essenziali, devono occuparsi a casa dei propri figli lasciati “a piedi” dalle scuole d’infanzia in su.
Gli orari dei nidi per la prossima settimana prevedono l’ingresso dalle 8,30 alle 9,30 e l’uscita dalle 15 alle 15,30: normalmente l’orario di ingresso inizierebbe dalle 7,30 e quello d’uscita corrisponderebbe alle 16,30 per il tempo pieno e le 17,30 per quello prolungato.
Per ovviare al problema l’Anci, d’accordo con dieci Comuni capoluogo (Bergamo, Brescia, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Monza, Pavia e Varese), ha chiesto alla Regione di definire in modo chiaro le categorie di lavoratori i cui figli possano essere accolti a scuola, con particolare riguardo alle categorie coinvolte nel funzionamento della scuola, perché non si crei questo assurdo cortocircuito.