Gandino

Lidia, dalla scuola di danza (chiusa) al lavoro in fabbrica

Una parabola in stile “Flashdance” ma al contrario, almeno per ora, per la 51enne Lidia Salvatoni

Lidia, dalla scuola di danza (chiusa) al lavoro in fabbrica
Pubblicato:
Aggiornato:

La sua storia è stata raccontata anche su Facebook, in occasione dell’8 marzo, nel gruppo dell'Admo di Cene. Ma già prima, proprio sul social, Lidia Salvatoni, titolare della scuola Fuorididanza, non ha mancato di lanciare un grido d’allarme per il declino economico della sua attività a causa delle chiusure.

La scuola di danza l’ha dovuta chiudere, almeno per il momento, ma non è rimasta con le mani in mano. Come nella parabola di “Flashdance”, ma qui al contrario, Lidia si è messa la tuta da operaia ed è andata a lavorare in una fabbrica metalmeccanica della Valgandino, al tornio, come da immagine. E oggi anche L’Eco di Bergamo parla di lei.

Essendo la sua scuola un’associazione e non avendo una partita Iva, non ha percepito nemmeno un euro. Zero. Per sopravvivere ha cercato subito lavoro e ha trovato questa occupazione. Un contratto a termine che scadrà tra poco: spera di tornare a insegnare, ovviamente, che è il sogno realizzato portato avanti fin da quando era una bambina. Prima della pandemia aveva circa 120 allievi, ma è arrivata anche a 170-180 iscritti.

Le insegna danza classica e moderna, ma con Fuorididanza proponeva anche contemporanea e hip-hop. «Ho imparato che nella vita bisogna adattarsi, prendere quello che viene e sporcarsi anche le mani, come sto facendo io. So che parecchia gente non è disposta a fare questo, ritengo di essere stata fortunata ad aver avuto la possibilità di trovare questa occupazione in un momento storico così difficile in cui le certezze di molti sono venute meno», ha detto a L’Eco.

Seguici sui nostri canali