Timbri falsi sui passaporti in cambio di soldi: un poliziotto arrestato e due denunciati
Coinvolta anche l'agenzia "Tutti i Colori del Mondo” di Treviglio. L'accusa è di aver garantito l’ingresso e la permanenza sul territorio nazionale a cittadini albanesi privi dei titoli necessari
Favoreggiamento aggravato dell’immigrazione, corruzione, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale, falsa attestazione su identità o qualità personali e rivelazione di segreti d’ufficio. Sono le pesanti accuse mosse nei confronti di tre funzionari di polizia e della titolare dell’agenzia di pratiche amministrative “Tutti i Colori del Mondo” di Treviglio, accusati di aver garantito l’ingresso e la permanenza sul territorio nazionale ad albanesi privi dei requisiti di legge.
Arresti e denunce
A finire in manette, arrestati dagli agenti della squadra Mobile di Bergamo, un poliziotto di 57 anni sovrintendente capo della Polizia di frontiera aerea di Orio al Serio e la titolare dell’agenzia trevigliese, 37 anni, di origini albanesi, oltre a una collaboratrice della donna di 26 anni, residente in provincia di Cremona.
Denunciati, pur non essendo destinatari di misure cautelari, un vice ispettore e un assistente capo coordinatore della Polizia di Stato, in servizio, rispettivamente, all’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico e a quello dell’Immigrazione della Questura, oltre a quattro altri cittadini albanesi.
Le indagini
Secondo gli investigatori la titolare dell’agenzia di Treviglio e la sua collaboratrice si rivolgevano al sovrintendente capo della Polizia di frontiera, responsabile dei turni del personale addetto ai controlli dei documenti.
Quest’ultimo, a pagamento, si sarebbe fatto consegnare i passaporti di cittadini albanesi e li avrebbe timbrati, certificando così che erano transitati dall’aeroporto e garantendo loro diritto di circolare liberamente nell’area Schengen per scopi turistici per non più di 90 giorni ogni semestre, entrando e uscendo dal territorio senza limitazioni. Nel frattempo i cittadini stranieri potevano prolungare la propria permanenza presentando la richiesta di permesso di soggiorno.
Durante le indagini sarebbe emerso anche il coinvolgimento del vice ispettore che, all’epoca dei fatti, svolgeva le funzioni di capo turno in aeroporto. L’assistente capo coordinatore, in servizio all’Ufficio immigrazione, avrebbe invece informato la titolare dell’agenzia trevigliese di alcune notizie riservate e sarebbe ripreso dentro l’agenzia dopo essersi proposto di effettuare verifiche sui sistemi informatici della Questura.