Chi resta penalizzato

I ristoratori senza spazi all'aperto: «Teneteci in considerazione». In piazzetta del Delfino, ad esempio...

Per cambiare davvero la situazione ci vuole uno sforzo in più. E diversi titolari di attività della città hanno accolto l'iniziativa del Comune con qualche riserva...

I ristoratori senza spazi all'aperto: «Teneteci in considerazione». In piazzetta del Delfino, ad esempio...
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di Franco Longhi

Per cambiare davvero la situazione ci vuole uno sforzo in più. Ristoratori e titolari dei bar hanno accolto l’iniziativa del Comune di Bergamo che punta ad aumentare gli spazi dedicati ai dehors in città con qualche riserva. Il nuovo decreto del Governo ha stabilito che da lunedì le attività di somministrazione e ristorazione sono consentite, ma solo all’aperto.

«Mi sembra una cosa ridicola - spiega Claudio Canaj, titolare della Trattoria Camozzi, nell’omonima via di Bergamo -. È una decisione molto politica. L’anno scorso ci hanno fatto lavorare in zona gialla. Ora invece, con la stessa zona e il vaccino non possiamo lavorare all'interno dei locali. Noi fortunatamente qualcosa stiamo facendo: delivery e da un mese servizio di mensa aziendale. Ma con queste aperture esterne anche il delivery rischia di calare».

E a poco, secondo Canaj, serviranno i nuovi spazi che l’amministrazione Gori ha messo nel piano di allargamento dei dehors. «Noi siamo molto penalizzati perché purtroppo abbiamo solo un balconcino esterno da 4 tavoli da 2 - continua - dunque per noi quest’iniziativa non è utile. Lo è invece per chi ha tavoli all'esterno. Ma è una cosa che può andar bene al Centro e Sud Italia. Qui al Nord fino a metà giugno, con il freddo, mangiare fuori è impossibile».

Sulla stessa lunghezza d’onda Monica Vitale, titolare e chef del Ristoro Pugliese di via Torquato Tasso: «Noi un dehors l’abbiamo già. Faremo richiesta anche per un pezzo esterno, però ci sembra una soluzione a metà. Perché non tutti i ristoratori hanno questa possibilità e, in secondo luogo, dobbiamo contare sempre sul tempo bello. Come si fa? Fa un freddo terribile, lei mangerebbe fuori? Sarebbe meglio ci dicessero: in una stanza ci sono cinque tavoli, mettetene solo due. Ma che ci diano la possibilità di lavorare dentro. Per carità, meglio questo che due dita negli occhi - continua Vitale -. Ma questa non è la soluzione. Migliora la condizione attuale dell’asporto, che per noi ristoratori è relativa, ma così non ripartiamo».

I nuovi dehors abbelliscono la città. La fanno diventare più europea. Ma per molti, qui al Nord, poco cambia. Anzi, talvolta sono fonte di malumori perché, così come impostati, introducono disuguaglianze, fra chi li può avere e chi no. «Andrebbero date le stesse possibilità a tutti - sostiene Sheghi Tabatabaee, titolare del Caffè Papavero di via Pignolo -. Io ho fatto richiesta lo scorso anno per uno spazio sulla piazzetta del Delfino, per animare un po’ un quartiere che altrimenti la sera è morto. Fiori e sedie invece di moto e macchine. Non me l’hanno concesso. Da settembre purtroppo siamo in sofferenza, non ci sono turisti e studenti. Così, senza nemmeno uno spazio esterno, che speranza abbiamo per il futuro?». (...)

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