L'appello dei baristi: «Divieto di consumazione al banco misura incomprensibile»
Fipe e Ascom Confcommercio Bergamo denunciano che la norma è «giuridicamente incomprensibile e senza alcun fondamento di sicurezza sanitaria»
Non è soltanto la mancata proroga del coprifuoco oltre le 22 a lasciare sconcertati i titolari dei bar. Ad alimentare il malcontento è anche il divieto di effettuare la somministrazione al banco, una norma «giuridicamente incomprensibile e senza alcun fondamento di sicurezza sanitaria», denuncia la Fipe, Federazione italiana dei pubblici esercizi.
Secondo l’associazione di categoria si tratterebbe di «un attacco al modello di offerta del bar italiano, che si differenzia da quelli degli altri Paesi proprio perché basato sul consumo al banco». Urge quindi un intervento del MiSE, il Ministero dello Sviluppo Economico, «perché ormai il tema della salute pubblica non può essere separato da quello della tenuta di un intero settore produttivo».
Il divieto di servire al banco i clienti viene da un’interpretazione delle norme contenute nel decreto “Riaperture” riportato su una circolare redatta dal Ministero dell’Interno. Interpretazione che secondo Ascom Confcommercio Bergamo «nessuno si aspettava considerando che il decreto non esclude espressamente il consumo al banco ma, al contrario, ha voluto specificare con quali modalità può avvenire il consumo al tavolo (esclusivamente all’esterno fino al 31 maggio)».
Inoltre, in passato, in zona gialla i bar hanno sempre avuto la possibilità di effettuare la somministrazione al banco anche in virtù del fatto che si tratta di un consumo veloce, che non implica una lunga permanenza dei clienti all’interno dei locali.
«È un attacco al modello di offerta del bar italiano che si differenzia da quelli degli altri Paesi proprio perché basato sul consumo al banco – sottolinea Giorgio Beltrami, presidente del gruppo bar, caffè e pasticcerie di Ascom Confcommercio Bergamo, e vicepresidente regionale del coordinamento di Fipe Lombardia -. Un provvedimento punitivo ingiustificato anche sotto il profilo scientifico sui rischi sanitari che si corrono. Anzi la scienza continua a sostenere che il rischio di contagio cresce con l’aumento del tempo di contatto».