chiesto il secondo grado di giudizio

Delitto di Seriate, il pm fa appello contro la sentenza di assoluzione di Antonio Tizzani

Il pubblico ministero Laura Cocucci sostiene che il dna trovato sul taglierino non sia un semplice indizio, bensì una prova della colpevolezza dell'imputato

Delitto di Seriate, il pm fa appello contro la sentenza di assoluzione di Antonio Tizzani
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Il pm Laura Cocucci l’ha sempre sostenuto: il dna trovato sul cutter e riconducibile ad Antonio Tizzani, accusato di aver sgozzato la moglie nella notte tra il 26 e il 27 agosto del 2016 a Seriate, non è un semplice indizio, bensì una prova. Proprio in virtù del punto in cui la traccia genetica si collocava, ossia in una zona della lama del taglierino, ritenuto essere l’arma del delitto, coperta dall’impugnatura.

Anche per questa ragione il magistrato ha presentato un appello contro la sentenza emessa il 23 dicembre scorso dalla Corte d’Assise di Bergamo, chiedendo che si avvii l’iter per il processo di secondo grado. Antonio Tizzani era accusato sia dell’omicidio della moglie, uccisa nella loro abitazione in via Madonna delle Nevi, sia di maltrattamenti. L’accusa aveva chiesto l’ergastolo, ma l’imputato era stato assolto con formula piena sia per non aver ucciso la moglie, sia dall’accusa di maltrattamenti perché il fatto non sussiste.

Il nodo del dna

I giudici hanno accolto la tesi dell’avvocato difensore Giovanna Agnelli, affiancata anche dal genetista e consulente di parte Giorgio Portera, secondo i quali il materiale genetico repertato avrebbe potuto essere frutto di un trasferimento accidentale di dna da un sacchetto di mozzarelle proveniente dalla scena del crimine, in cui era avvolta l’arma del delitto, oppure (più probabilmente) di una contaminazione avvenuta nei laboratori del Ris dopo l’apertura del tampone salivare prelevato da Antonio Tizzani.

Ipotesi che però per il pm non reggono, visto che gli stessi Ris in aula avevano sostenuto di aver rispettato le buone pratiche di laboratorio e le linee guida. Sospetto, per l’accusa, anche il punto in cui era stato trovato il dna di dell’imputato; addirittura il Ris per trovarlo aveva dovuto smontare il taglierino. Per il pubblico ministero questa traccia sarebbe stata lasciata prima che venisse commesso l’omicidio, quando Tizzani avrebbe estratto la lama del cutter.

Per il pm Cocucci il movente sarebbe maturato in seno al contesto familiare visti i rapporti conflittuali tra i due coniugi; tesi che sarebbe avallata dalle testimonianze raccolte soprattutto tra i vicini di casa.

C’è però anche un “ignoto 1”

C’è però un’altra traccia di materiale genetico trovato insieme all’arma del delitto. Un dna ignoto, repertato su uno dei guanti, che ha l’aplotipo Y in comune con ilprofilo genetico trovato sulla salma di Daniela Roveri, la manager sgozzata a Colognola quattro mesi dopo Gianna Del Gaudio, tanto che all’epoca si ipotizzò anche la pista di un serial killer di donne (nonostante l’unico punto in comune tra le due vittime sia la modalità con cui sono state uccise).

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