Benigni, una bella serata
La scenografia era, in sé, proprio bella. Pulita, senza fronzoli. Anzi, senza niente, come era giusto. Costruita per l’occasione in uno studio a Cinecittà. Luminosa, secca: senza violini, senza arpe. Piovani solo in sigla. Bella in sé, si è detto.
Per Benigni sui Comandamenti, però, avrebbe potuto anche essere un’altra. Che forse - ancora però - non poteva venire in mente a chi non abbia avuto esperienza di quella cosa inarrivabile che erano i dopocena d’estate sull’aia.
Il Benigni migliore di lunedì sera non è stato quello che si è portato dentro la Commedia o la Costituzione: è stato il sogno di un vecchio - forse suo padre - che raccontava una storia. La più bella fra le storie del mondo: Dio che crea il cielo e la terra, che incontra Mosé, che scrive le tavole della Legge, che si dice geloso, che si dichiara il Dio “tuo”, cioè di ciascuno di noi. Che si riposa. Bello. Mosé che balbetta. Veniva in mente “il valzer della povera gente” cantato dall’antico Odoardo Spadaro: «Fuor di città presso l’Arno una sera /una sera di primavera / vidi sull’aia d’un casolare …». Un racconto, quello di lunedì sera, che ci avrebbe forse guadagnato dal fatto di essere come il valzer, “ch’è fatto alla bòna", cioè un po’ come viene, come si sa.
Forse - a volerla proprio dire tutta - la cosa che ha fatto qualche fruscio - come una puntina su un disco - è stata la preoccupazione di essere - proviamo - ecumenically correct. Troppa attenzione - forse - a rispettare le indicazioni per la scrittura di una voce di wikipedia, che non deve urtare nessuno: i mussulmani il venerdì, gli ebrei sabato, noi la domenica. Forse, nella scrittura dei testi, è mancato il coraggio di sbagliare, di “sporcare” il racconto, come sempre accade - e a nessuno importa niente - quando si racconta, la sera, davanti all’uscio di casa. Ma capiamo che ci sono esigenze di esportazione.
Però è stata bella l’idea di richiamare il prete che faceva catechismo, le risposte del babbo a proposito dell’orto. Ci sarebbe piaciuto più coraggio in questa direzione, sì. E forse non sarebbe stato male qualche taglio in più all’aspetto didascalico della trattazione, a sottolineature tipo: questa è un’idea bellissima, fate attenzione a questa parola. È giusto preparare l’uditorio, ma forse esistono altri mezzi per fargli arrivare quel che si ritiene che conti. D’altro canto Vincenzo Cerami (La vita è bella, …) se n’è andato e non è facilissimo sostituirlo.
Però no, dài: è stata una bella serata. E tutti hanno pensato: ma perché questo qui non lo mandano in seminario a insegnare ai preti come si fa catechismo o come si può parlare di Dio agli uomini?
LE BATTUTE PIU’ BELLE
«Il tema doveva essere la Bibbia, invece mi tocca parlare di Rebibbia», ha detto in apertura di trasmissione riferendosi all’inchiesta Mafia capitale.
«Sono felice di essere a Roma, di vedervi tutti a piede libero: con l’aria che tira, siete gli unici in tutta la città, abbiamo fatto fatica a trovare tutte le persone incensurate», ha aggiunto rivolto al pubblico.
«Abbiamo avuto il permesso della Rai, della questura, della Banda della Magliana... possiamo cominciare».
«Politici, consiglieri, imprenditori hanno fatto in modo di violare tutti e dieci i Comandamenti, forse perché sapevano che stavo arrivando, mi vogliono bene. Stanno arrestando tutti, stasera arrivare qui è stata un’impresa, abbiamo dovuto evitare due o tre retate».
I politici «si sono giustificati dicendo: ho sbagliato a scegliere collaboratori che sembravano insospettabili, persone perbene... Eppure i soprannomi erano il “carognone”, il “porco”´, il “cecato”, il “ruvido”.
«Solo un miracolo ci può salvare, perciò Renzi è andato in Vaticano...».
«La politica in questo momento non esiste: meglio buttarsi su Dio».
«Stasera cominciamo da Adamo ed Eva. Cos'è la Bibbia, poi? E' l'unico caso in cui l'autore del libro è anche dei lettori, è un bestseller da quando è uscito».
«Quando Dio dettò i Dieci Comandamenti i pesci smisero di nuotare, il mare non si agitò, le creature ammutolirono, tutto il mondo tacque e fece silenzio».
«Parliamo dell'alleanza fra Dio e il popolo d'Israele: perché scelse proprio loro? Perché è il popolo più disprezzato del mondo. Dio non è interessato ai potenti, ma agli oppressi».
«I comandamenti sono l'evento centrale di tutta la storia biblica, semplicissimi e vertiginosi. Sono comandi, regole, leggi che hanno a che fare con i sentimenti, l'amore, la bontà, la fedeltà».
Su Dio, ha detto anche: «Il Dio liberatore che ci insegna come dalla legge venga la libertà e dalla libertà l'amore.»
«Essere liberi non è facile. La libertà è faticosa, vuol dire essere responsabili delle proprie scelte, per questo tanti non la vogliono. Dio, invece, vuole che noi impariamo la libertà».
«Quelle che noi giudichiamo debolezze, agli occhi di Dio sono grandezze».
«Essere liberi non è affatto facile: è stato più facile togliere gli Ebrei dall'Egitto che l'Egitto dal cuore degli Ebrei».
«Il primo Comandamento è Dio che entra nella storia. E' la sua carta d'identità, il suo biglietto da visita attaccato al regalo dei Comandamenti. Gli bastava scrivere l'indirizzo e potevamo benissimo andarlo a trovare».
«Ogni passo è un passo della nostra storia. Camminano tutti insieme verso la Terra promessa, finché Dio non regala loro i Dieci Comandamenti, la libertà».
«Cos'è che arde e non consuma? L'amore. Quando siamo innamorati si brucia, si arde, ma non si consuma».
«Un conto è dire tu sei l'amore, un altro è dire tu sei l'amore mio. Lui non vuole essere Dio, ma il mio Dio, vuole essere amato. Io sono tuo, tu sei mio. Eccolo il patto, è tutto qui "i dieci comandamenti", come quando due si vogliono bene».
«Dio vuole l'esclusiva, ha l'esigenza di essere l'unico nel nostro cuore. Qui nasce l'idea grandiosa del monoteismo. Prima c'era una concorrenza, un caos».
«Il Comandamento vieta la cosa peggiore del mondo, di abusare del nome di Dio, di usarlo. Questa è la bestemmia vera. I terroristi dell'Isis sono puro delirio di Dio, un inno alla morte. Non rendere vana la tua anima, non rendere vana la tua vita».
«Usa il nome di Dio per terrorizzare gli uomini, ma questo è un delirio di dio, è un inno alla morte», ha aggiunto parlando del gruppo terroristico dell'Isis.
«Ricorda di santificare le feste è il Comandamento preferito da Dio. Tremila anni fa non c'era l'Articolo 18, la tutela sul lavoro, il diritto al lavoro».
«Dio c'ha allargato il cuore per metterci dentro l'amore e c'ha allargato la testa per metterci dentro l'infinito».
«Sei giorni per creare, il settimo per fermarci, guardarci indietro e dire "ho fatto un buon lavoro". Dio vuole dirci "ricordati che questo mondo non è conclusivo: ci sono anch'io e ti voglio bene"».
«Il rombo della creazione sfocia nel silenzio del sabato. Il senso del tutto è nel silenzio. Pensate oggi quanto ce ne sarebbe bisogno: siamo tutti sempre connessi con tutto il mondo, ma disconnessi con noi stessi. Nessuno ha più il coraggio di rimanere da solo con se stesso. Ma i comandamenti ci dicono di fermarci: siamo andati talmente di corsa con il corpo, che la nostra anima è rimasta indietro. Fermiamoci, altrimenti l'anima ce la perdiamo per sempre» ha detto in merito alla santificazione delle feste, e con queste parole ha concluso la serata.
I DATI AUDITEL
Lo show di Benigni ha sbancato l’Auditel: la prima parte del suo «I Dieci Comandamenti» è stata vista da 9 milioni 104mila spettatori con una share del 33,23%. Due anni fa alle prese con la Costituzione, ma in una sola serata, fu visto da oltre 12,6 milioni di telespettatori con uno share medio del 43,94%.