Settore in difficoltà

Ristoranti e bar, ripartenza sprint. Ma tanti "vecchi" camerieri hanno cambiato lavoro

Segnali positivi nelle prime settimane di riapertura: la gente gradisce ritrovarsi negli spazi all'esterno. Ma un problema c'è...

Ristoranti e bar, ripartenza sprint. Ma tanti "vecchi" camerieri hanno cambiato lavoro
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di Matteo Rizzi

La ripartenza c’è, ma forse è pure troppo veloce: una sintesi paradossale della situazione di bar e ristoranti nella Bergamasca. In sostanza, nel settore, ci sono stati 4.416 dipendenti in meno nel corso del 2020, nonostante il blocco dei licenziamenti. Tutti posti vacanti per i quali, però, mancano le candidature. La maggior parte di questi posti richiedono delle qualifiche nel settore, quindi sono offerti a personale specializzato: «Per i ristoratori questo problema c’è sempre stato - spiega a riguardo Oscar Fusini, direttore di Ascom Bergamo - per mancanza di profili idonei più che di candidature. Oggi, invece, il crollo è anche delle candidature».

E alcuni ristoranti, soprattutto quelli che dispongono di dehors particolarmente capienti e che quindi hanno cominciato prima di altri ad accogliere la grande richiesta di posti a sedere da parte delle numerosissime persone desiderose di uscire a pranzo o a cena dopo mesi di riduzione della socialità, stanno iniziando ad avere i primi problemi legati a queste mancanze di personale, nonostante a prevalere sia comunque l’entusiasmo per i segnali positivi che queste prime settimane di ripartenza stanno dando a tutto il settore.

«Noi abbiamo avuto qualche problema - spiega Licia del P40, locale di Piazza Pontida -, perché i nostri storici collaboratori hanno preferito cercarsi altri lavori durante l’ultimo anno. Prima erano in cassa di integrazione ma ovviamente, non essendo altissima, e comunque evidentemente scoraggiati dall’instabilità del settore, hanno preferito cercare altre occasioni lavorative. Per ora stiamo comunque riuscendo a coprire anche i giorni in cui il locale è pieno, che per fortuna, avendo un dehors capiente, sono sempre di più, però a lungo termine potrebbe essere un problema».

Una testimonianza che rispecchia il comunicato stampa di Ascom, in cui tra le principali cause di questa carenza di personale c’era appunto la migrazione professionale da parte di specializzati di sala e ristorazione verso altri settori: «Il crollo delle candidature è specchio della fuga verso altri settori, in primis logistica, trasporti ed edilizia, senza contare chi è ancora coperto dagli ammortizzatori sociali».

Se n’è accorto anche Klaud della Trattoria Camozzi: «Stiamo cercando un aiuto cuoco ed effettivamente stiamo facendo fatica a trovarlo. E non solo, prima della pandemia comunque era pieno di ragazzi che ci portavano i curriculum o che ci contattavano magari sui social per chiedere informazioni riguardo a eventuali posti di lavoro. Al momento non è impattante, perché innanzitutto essendo gestione familiare riusciamo a coprire da noi il grosso del lavoro, e poi anche perché i nostri posti all’esterno non sono molti, e quindi paradossalmente lavoravamo di più prima delle riaperture. Abbiamo tante richieste ma davvero pochi posti, e chiaramente la gente preferisce andare dove ci si può sedere. Speriamo arrivino presto le riaperture complete».

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