A Bergamo lavorare non stanca

Voce del verbo laurà 10 modi bergamaschi per dirlo

Voce del verbo laurà 10 modi bergamaschi per dirlo
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Per noi orobici il lavoro non è un'attività, è un culto. Con i suoi riti, i suoi peccati, primo fra tutti l'ozio, e le sue invocazioni. Vi inviteremmo alla lettura, se non fosse un'attività poco raccomandabile. Perché quando vi si chiede, con tono neutro: «A che ora ti alzi per andare al lavoro?», il consiglio è di anticipare il tempo almeno di un paio d'ore. Qualsiasi orario dopo le sei del mattino sarebbe indice di un'incurabile pigrizia. Il perché è presto detto. Una volta i contadini stavano nei campi dall'alba al tramonto, e i muratori lavoravano all'estero dal lunedì al venerdì, e nel weekend si costruivano la casa. Quello spirito è rimasto intatto. Per questo, passeggiando il sabato mattina, capita di essere apostrofati: «Sét in férie?». E il senso di colpa ti costringe a rispondere con un lieve cenno affermativo del capo.

 

1) Òia de laurà sàltem adòs

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Frase tipica del lunedì mattina, rivolta a se stessi è un invito a godersi un piacevole momento di relax. Rivolta agli altri, è una severa critica a oziosi e nullafacenti.

 

2) Schéna falàda / Schéna de èder

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Difetto caratteriale, e non fisico, che impedisce alla colonna vertebrale di curvarsi, e quindi a chi ne è affetto di svolgere alcuna attività. Della stessa categoria il sintetico "filù".

 

3) L'à mai lauràt

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Diagnosi gravissima, evidenziata da sintomi come l'assenza di calli sulle mani, si riferisce a chi ha svolto solo lavori intellettuali, con l'aggravante della posizione seduta.

 

4) Fa ‘ndà la lèngua / Fa ‘ndà i mà

Muratore mani costruzione mattone parete

Due modi contrapposti di vedere il lavoro, e la vita. Chi sa fare la seconda diffida di chi sa fare la prima. Ma chi sa fare la prima sa come convincere chi sa fare la seconda.

 

5) Sóta coi fèr

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Il bergamasco è un formidabile lavoratore già a mani nude. Ma quando prende in mano gli attrezzi, non lo ferma più nessuno. Esiste anche un'interpretazione sessuale di questo detto, che esula da questa trattazione.

 

6) Fa e desfà l'è töt laurà

F

Mantra da recitare mentalmente quando il capo ti fa rifare per l'ennesima volta il lavoro, o il coniuge calpesta trionfante il pavimento appena lavato. La frase è utile per evitare dolorosi conflitti.

 

7) À là té che ègne a' mé

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Raccomandazione non priva di arguzia che spinge il collega, l'amico o il compagno a intraprendere un'attività, assicurando la propria futura presenza. Usata in caso di lavori molto noiosi, pericolosi o non retribuiti.

 

8) Và a scuà ‘l mar

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Benevolo invito a dedicarsi a un lavoro di dubbia utilità ma di sicuro impegno. Frase rivolta in genere a chi dà spesso consigli non richiesti, o monta in cattedra senza averne diritto.

 

9) A mesdé i bale i ansa

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Si può partire alle 4 del mattino diretti a Milano, si può lavorare per 12 ore al giorno, ma il mezzogiorno è sacro. Alle 12 in punto tace la betoniera e si depone la cazzuola. E non c'è ingegnere o architetto che tenga.

 

10) Menà i ciape

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La naturale compostezza bergamasca viene meno se la pioggia è in arrivo, la penale si avvicina, la scadenza è improrogabile. È il momento di mettere in moto anche i muscoli che si è dimenticato di avere.

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