Nascosti i primi casi Covid? Ats replica all'attacco della Rai e minaccia azioni legali
L'Agenzia risponde al servizio di Tv7 del 4 giugno, dicendo anche che si riserverà «di tutelare la propria immagine nelle sedi competenti»
«L’attività di tracciamento eseguita dall’Ats di Bergamo all’inizio della pandemia, sia sui casi indice sia dei relativi contatti stretti, «è stata effettuata dal Dipartimento di Igiene e Prevenzione Sanitaria puntualmente, sin dal primo caso segnalato nel servizio Verità nascoste. In merito ai contenuti della suddetta trasmissione, l’Ats di Bergamo si riserva di tutelare la propria immagine nelle sedi competenti».
Così, in una nota ufficiale diffusa oggi (martedì 15 giugno), l’Agenzia di tutela della salute bergamasca ha replicato all’inchiesta realizzata dalla giornalista Stefania Battistini, mandata in onda su Rai1 la sera del 4 giugno, nella quale emergevano gravi mancanze nella gestione delle prime fasi dell’emergenza sanitaria. In particolare, il servizio trasmesso da Tv7 lasciava intendere che l’Ats avrebbe taciuto la diagnosi dei primi casi di Covid per non alimentare il panico tra i cittadini.
Una ricostruzione che però l’Ats smentisce fermamente. «L’Agenzia di Tutela della Salute di Bergamo ha preso visione dei contenuti della trasmissione e ha effettuato le verifiche del caso – si legge nel comunicato stampa -. Ats ha analizzato i temi affrontati dalla trasmissione, in particolare per quel che riguarda le mancanze e le inefficienze ipotizzate nel servizio rispetto all’attività sanitaria di tracciamento. Dalle verifiche effettuate nei propri uffici e dipartimenti risulta che i casi positivi segnalati sono stati contattati, tracciati e costantemente monitorati come prevedono le procedure».
A riprova del buon operato mantenuto dall’Agenzia, dagli uffici di via Galliccioli fanno sapere che tutta la documentazione di approfondimento raccolta grazie a queste verifiche verrà inviata alle autorità competenti.
«L’Agenzia di Tutela della Salute di Bergamo – conclude la nota stampa - ringrazia i propri dipendenti e collaboratori che si sono spesi indefessamente ogni giorno per oltre un anno, e che continuano a farlo, per assicurare alla cittadinanza bergamasca le azioni di sanità pubblica che la legge e le istituzioni superiori le affidano come mission».