Ok al richiamo con AstraZeneca per chi rifiuta seconda dose con Pfizer o Moderna
Il Cts dà il suo placet. Il dietrofront basato sull'ondata di forfait ai richiami e sullo scetticismo per la vaccinazione eterologa
«Su indicazione del medico di base, per chi avesse fatto la prima dose con AstraZeneca e volesse fare anche la seconda con lo stesso vaccino, sarà possibile». A dirlo è il ministro per gli affari regionali Mariastella Gelmini, intervenuta al convegno organizzato da Forza Italia a Castione della Presolana.
A distanza di una settimana e sull’onda dell’emotività nata dallo scetticismo montato in alcune Regioni che ha portato al rifiuto della vaccinazione eterologa, ossia la somministrazione di vaccini Pfizer o Moderna agli under 60 che avevano ricevuto la prima dose di AstraZeneca, arriva l’ennesimo dietrofront da parte del Governo.
Una giravolta che si fonda sostanzialmente sul timore di un forfait generalizzato di questa fetta di popolazione, non intenzionata a completare il ciclo vaccinale con prodotti diversi, e, soprattutto, sulla protezione minore che una sola dose del vaccino anglo-svedese pare fornire nei confronti della variante indiana (ora chiamata Delta).
Come si legge in una circolare approvata ieri, venerdì 18 giugno, dal Ministero della Salute (QUI il link per il testo integrale) «secondo quanto evidenziato dal Cts, ferma restando l’indicazione prioritaria di seconda dose con vaccino a mRNA (…..) qualora un soggetto di età inferiore ai 60 anni, dopo aver ricevuto la prima dose di vaccino Vaxzevria (nuovo nome del vaccino AstraZeneca), pur a fronte di documentata e accurata informazione fornita dal medico vaccinatore o dagli operatori del centro vaccinale sui rischi di VITT, rifiuti senza possibilità di convincimento, il crossing a vaccino a mRNA, allo stesso, dopo acquisizione di adeguato consenso informato, può essere somministrata la seconda dose di Vaxzevria».
Nel verbale scritto dal Comitato tecnico scientifico si legge anche che «i fenomeni tromboembolici sono meno frequentemente osservati dopo la somministrazione della seconda dose (secondo stime provenienti dal Regno Unito sono pari a 1,3 casi per milione, valore che corrisponde a meno di 1/10 dei già rari fenomeni osservati dopo la prima dose)». Ad oggi, secondo quanto riferito dal direttore generale dell’Aifa, in Italia non ne sono stati registrati.
La pericolosità della variante indiana (o Delta)
Sulla base delle evidenze disponibili, scrive ancora il Comitato tecnico scientifico «la protezione conferita da una singola dose di vaccino Vaxzevria è parziale, venendo assai significativamente incrementata dalla somministrazione di una seconda dose. I rischi connessi alla parziale protezione possono assumere ulteriore pericolosità in contesti epidemiologici caratterizzati da elevata circolazione di varianti quali la variante Delta».