Investire sulla formazione

La Vanoncini nelle sede storica Olivetti per raccontare il modello virtuoso del "book club"

L'amministratore delegato Danilo Dadda a Ivrea per illustrare il progetto: «Ma il paragone don Adriano Olivetti mi mette in imbarazzo»

La Vanoncini nelle sede storica Olivetti per raccontare il modello virtuoso del "book club"
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Negli scorsi mesi aveva avuto grande risonanza l'iniziativa della Vanoncini, impresa edile di Mapello che aveva promosso, tra i suoi circa novanta dipendenti, il "book club": un circolo di lettura grazie al quale a ogni lavoratore venivano elargiti dall'azienda cento euro per ogni libro letto, 200 euro se in una lingua diversa dall'italiano. A patto che i dipendenti lo presentassero poi in una delle due riunioni mensili con i colleghi. Per la scelta delle opere si può attingere dalla lista di 60 titoli offerti dall'azienda, oppure si può scegliere in autonomia. Un progetto, come lo chiama l'amministratore delegato e promotore Danilo Dadda, per il «capitale umano», in un percorso che mira al miglioramento della squadra.

Proprio questo modello virtuoso sarò presentato il 17 settembre nella sede storica della Olivetti a Ivrea dallo stesso Dadda. Olivetti è sinonimo di azienda esemplare per la considerazione dei lavoratori. Il fondatore, Adriano, fu uno degli imprenditori più illuminati della seconda metà del Novecento e si distinse per i suoi innovativi progetti industriali basati sul principio secondo cui il profitto aziendale deve essere reinvestito a beneficio della comunità. Dadda, intervistato da L'Eco di Bergamo, si è detto onorato dell'opportunità di parlare a Ivrea, ma ha precisato di non sentirsi affatto come il mitico Olivetti «È un paragone fuori luogo, mi mette in imbarazzo», pur ammettendo di aver sinceramente promosso, assieme ad altri, un disegno di edilizia sostenibile e condivisione sul luogo di lavoro.

Negli ultimi tre anni, ha spiegato il manager, sono state investite svariate centinaia di migliaia di euro per aumentare il potenziale del gruppo dei dipendenti: «Se investiamo, la squadra potrà performare per due, tre, cinque milioni in più. I numeri dicono che per i primi due anni dall'avvio di questo processo siamo rimasti stabili, nel 2020 siamo cresciuti del 12 per cento e quest'anno cresceremo del 30. Il punto è che investire nella formazione richiede una visione di lungo periodo». Una visione che richiede anche tanti investimenti e altrattanta fiducia, proprio perché all'inizio i risultati non arrivano, ci vuole tempo e pazienza. «Sono nipote di un contadino, ho vissuto gli anni dell'infanzia in campagna e come in quel caso dico che bisogna avere fede: il contadino butta i semi e vedrà i frutti solo in futuro. Ma sa che i frutti arriveranno».

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