Sospeso per due ore sul Dente del Gigante, poi la caduta per 30 metri: Cristian è salvo per miracolo
L'alpinista, di 30 anni, originario di Cologno al Serio, è ricoverato da lunedì (16 agosto) in Francia. I soccorritori l'hanno trovato tra le rocce incosciente, ma vivo
Ha trascorso due ore appeso in balia del vento a quattromila metri di quota sul Dente del Gigante, nel massiccio del Monte Bianco. Poi le forze lo hanno abbandonato e Cristian Garavelli, alpinista di 30 anni di Cologno al Serio, è precipitato nel vuoto per oltre trenta metri. Il giovane si è salvato per miracolo e da lunedì sera, 16 agosto, è ricoverato in Alta Savoia, all'ospedale Le Chal di Contamine-sur-Arve.
Quando è rimasto bloccato sulla montagna Cristian era con il compagno di cordata, con il quale stava scendendo verso il ghiacciaio. Ha raccontato ai cronisti: «Ci stavamo calando in doppia corda per arrivare a fare sicura (quell'insieme di movimenti, gesti e tecniche che consentono di frenare una caduta accidentale del primo di cordata, ndr), ma in quel tratto lo spit (il tassello) è tutto spostato a sinistra. Non riuscivo ad avvicinarmi».
Bloccato, il trentenne è rimasto aggrappato alla roccia fino a che ha potuto. I due alpinisti, capendo il pericolo che stavano correndo, hanno anche chiamato i soccorritori, che però sono stati rallentati dal maltempo e dalle forti raffiche di vento. «Le ho tentate tutte, ma proprio tutte. Mi sono tirato su con le braccia, avevo il machard (un nodo autobloccante), ma poi non ha più retto. Mi sono tenuto con tutta la forza che avevo nelle braccia, ho tirato fuori dallo zaino la piccozza per fissarla in parete. Il mio compagno di cordata non mi poteva aiutare, mi sentivo svenire».
Dopo due ore, sfinito, Cristian è precipitato. Un volo di oltre trenta metri. Mentre cadeva, convinto di morire, il suo ultimo pensiero è andato alla moglie e al cane. I soccorritori lo hanno trovato privo di sensi tra le rocce, ferito ma vivo, e lo hanno trasportato d’urgenza in ospedale. Ha riportato diversi traumi, ora è fuori pericolo. «Un miracolo», sostengono i medici.