L'importanza di avere Ilicic (e la panchina lunga). Per non dire di Musso
di Xavier Jacobelli
Le fatiche di Champions pesano sulla Dea; al quarto tentativo, la Salernitana, con il grande Ribery titolare, gioca la sua migliore partita da quando è tornata in Serie A; colpisce un palo con Obi, ma subisce la zampata di Zapata, al gol n. 98 in A e perde una partita che avrebbe quantomeno meritato di pareggiare. Ecco perché questa vittoria tanto sofferta quanto preziosa vale doppio per l'Atalanta: solo le grandi squadre riescono a vincere incontri come questi e ci riescono perché, alla bisogna, la panchina lunga fa la differenza.
A cominciare da Ilicic che, come già a Vila-Real, ha sbloccato il gioco offensivo dei nerazzurri risultando decisivo nell'azione del gol, mentre Koopmeiners migliora partita dopo partita.
Quei sette punti in 4 partite dei nerazzurri sono due in meno rispetto a un anno fa, ma importa poco. Chi cerca sul pelo nell'uovo va fuori strada: se il martedì giochi in casa della vincitrice dell'ultima Europa League e la rimonti, producendoti in uno sforzo poderoso, non puoi non risentire se torni in campo soltanto 96 ore più tardi. E qui sta l'importanza del colpo di Salerno, sia per la classifica sia per la consapevolezza della propria forza. Per non dire di Musso, ancora una volta decisivo: la conferma che l'argentino è un portiere di assoluta levatura internazionale.
Gasp ha le antenne sempre dritte, per questo si aspettava una partita difficile e difficile è stata: i suoi elogi alla Salernitana sono stati sinceri così come la sua disamina che ha evidenziato la straordinaria mentalità vincente dell'Atalanta, più forte anche delle fatiche europee. Questa è una stagione ancora più impegnativa per la Dea, dopo tre terzi posti consecutivi e dopo tre qualificazioni consecutive alla Champions. Non è facile giocare sempre al massimo quando si va in campo ogni tre giorni (martedì a Bergamo arriverà il Sassuolo), ma la vittoria dell'Arechi, dove Castori ha ritrovato la squadra che era stata grandiosa in Serie B e merita di guadagnare la salvezza, dimostra che cosa significhi avere acquisito una dimensione di vertice.
Alla sesta stagione di fila, l'Effetto Gasperini non finisce mai. Che meraviglia.