Avis Bergamo, manca il personale sanitario e rischia di interrompersi la raccolta
Il presidente provinciale Artemio Trapattoni: «Così donazioni a rischio»
Nelle sedi Avis della provincia di Bergamo manca personale sanitario: se si va avanti così, il rischio è quello di non poter garantire le donazioni di sangue per gli ospedali.
A dichiararlo è stato il presidente provinciale Avis, Artemio Trapattoni, al Corriere Bergamo: una situazione problematica, generata da fattori come il numero chiuso nelle università e la carenza di dottori e infermieri, dovuta anche alla maggiore necessità nelle strutture ospedaliere, a causa della pandemia. Tuttavia in questo modo potrebbe non essere garantita la raccolta effettuata ogni domenica nella nostra provincia, in cinque sedi messe a disposizione dagli ospedali.
A seconda del numero di prenotazioni, per effettuare dai 50 ai 60 prelievi occorrono due o tre medici, due infermieri, un ausiliario, una persona per l’accettazione, una per l’ecg e una per l’emoglobina. I medici a disposizione sono spesso neolaureati e lavorano con contratto a chiamata, in attesa di iniziare la specializzazione. Un percorso che, con le necessità dovute all'emergenza sanitaria, ha visto accorciarsi i tempi, col risultato che i giovani dottori vanno via dopo poco tempo, perché iniziando la specializzazione non si può più lavorare in istituti privati, quale è appunto l'Avis.
Ne servirebbero circa una quindicina ogni domenica, anche se qualcuno in più, come sottolineato dal direttore generale dell'Associazione Giorgio Concina, non guasterebbe di certo, e in ogni caso la prospettiva di dover lavorare il fine settimana non facilita il reperimento di personale.
In conclusione, il timore è quello di finire sotto organico e non riuscire a raccogliere tutto il sangue necessario per gli ospedali. Per evitarlo, Avis ha intenzione di avviare a breve una campagna social, rivolta a medici e infermieri (anche in pensione), per sensibilizzare su questa problematica e raccogliere adesioni.