Brusca frenata

Altolà di Confindustria Lecco-Sondrio a Confindustria Bergamo. La fusione è a rischio

I lariani e i valtellinesi temono di essere fagocitati dai bergamaschi e hanno stabilito otto punti non negoziabili...

Altolà di Confindustria Lecco-Sondrio a Confindustria Bergamo. La fusione è a rischio
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di Luigi de Martino

Non è semplice come poteva apparire la fusione fra Confindustria Bergamo e Confindustria Lecco-Sondrio. Un pesante altolà pare sia arrivato una decina di giorni fa da Lecco attraverso un documento - per ora riservato - di otto punti, non negoziabili: prendere o lasciare. Un muro di cemento armato che rischia di far saltare la nascita della tanto sbandierata Confindustria Lombardia Nord.

Pare che all’origine della presa di posizione di lecchesi e valtellinesi ci sia la tentazione egemonica dei bergamaschi. È pur vero che Confindustria Bergamo, per numeri e consistenza, è molto più forte dell’associazione “sorella”, ma questo evidentemente, per i lariani, non significa trasformare una fusione in un’annessione.

Un ostacolo importante sembra riguardare la futura governance, che nei piani iniziali avrebbe dovuto garantire una rappresentanza equilibrata alle due componenti «al di là della mera proporzione matematica». In realtà, l’annunciata pari dignità fra le due organizzazioni non sarebbe affatto garantita dalle trattative in atto, soprattutto a causa dell’atteggiamento della direzione bergamasca, poco incline ad accettare le richieste di Lecco e Sondrio. L’unica concessione riguarderebbe il primo anno di vita della nuova realtà, nel quale la presidenza sarebbe assegnata ai lecchesi. Di conseguenza, in Confindustria Lecco-Sondrio starebbe prendendo sempre più forza una sorta di “partito del no” alla fusione.

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