Un luogo ricco di storia

L'Albergo della Salute a Olmo sapori di casa in Alta Valle

L'Albergo della Salute a Olmo sapori di casa in Alta Valle
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L'albergo della Salute, in via Donizetti, a Olmo al Brembo, è innanzitutto casa. È un luogo per l'anima con un grande camino in pietra del 1635, stanze che profumano di storia, e sedie che hanno fatto accomodare bambini, giovani e anziani da almeno cinque generazioni. Tanto lontana è infatti la storia della famiglia Ronzoni che gestisce questo ristorante con passione autentica e dedizione. La lista, all'entrata del ristorante, è ancora scritta a mano ed elenca i piatti tipici della migliore tradizione bergamasca: dai casoncelli fatti a mano, con la pasta tirata a mattarello e un ripieno gustoso, alla polenta taragna con arrosto e funghi della valle; dal succulento stinco di maiale al brasato al barolo, fino agli gnocchi, tagliati uno diverso dall'altro.

«I più richiesti sono i casoncelli per questo ne preparo molti ogni giorno. Sono un must, intramontabile - racconta Pierangelo Ronzoni, chef quarantaseienne con la passione per la musica rock -. Anche le carni piacciono molto, probabilmente perché dedichiamo alla preparazione una cura particolare. Basti sapere che per renderle morbide le facciamo cuocere lentamente, fino a sei ore. Il vitello e lo stinco vengono fatte cuocere al forno, mentre il brasato è preparato in umido su piastra». Una dedizione che sa di insegnamenti preziosi, di tecnica sì, ma anche di importanti accorgimenti dettati dall'esperienza.

Pierangelo prepara ogni giorno le specialità tipiche con l'attenzione che si riserva a chi si ama. «La cucina - dice - va seguita come un bambino». Dunque non vi deve soggiornare la fretta, nè l'incompetenza. Ingredienti sani, come la carne presa 300 metri più avanti, dal macellaio Ronzoni, o i mirtilli del bosco, fanno poi la differenza. In sala c'è il fratello Dino, vestito con un'impeccabile camicia bianca e pantaloni scuri, che accoglie i clienti con gentilezza e la praticità tutta bergamasca. Gli ospiti, per la maggioranza milanesi, si accomodano dunque in una delle calde sale del ristorante, decorate con antiche fotografie che raccontano la dura vita in Valle Brembana, un centinaio di anni fa. Ritratti reali e severi di uomini e donne che qui vivevano e albergavano. Fino al 1926, anno di inaugurazione della ferrovia, l'Albergo della Salute fu anche un punto di riferimento per la logistica della Valle. Da qui partivano infatti le diligenze in arrivo o dirette verso Bergamo, sulle quali viaggiavano anche i medici provenienti dalla città. L'acqua che li ristorava è la stessa che sgorga ancora oggi dalla sorgente, un'acqua microbiologicamente pura, utilizzata anticamente per lavare i panni nel lavatoio di pietra o fare il bagno. Una fonte preziosa, salutare, alla quale l'albergo deve il proprio nome.
«Nel 1930 a Piazza Brembana c'era il mercato che durava tre giorni - racconta ancora Dino -. Era un vero e proprio evento, che coinvolgeva tutti gli uomini della Valle, molti dei quali arrivavano qui per mangiare busèca e giocare a carte. Buttavano dei materassi per terra, fino a sei per camera, e si dormiva cosi, prima di recarsi al mercato. Era un momento di riposo, dopo le fatiche quotidiane di tutta una settimana».
Nonostante gli anni, l'Albergo della Salute ha mantenuto intatta quell'aurea di pace che tanto lo contraddistingueva. Sulle tavole, candide tovaglie bianche e panini dorati e fragranti, prodotti dal forno adiacente al ristorante, per un'esperienza sensoriale che affonda le radici nei sapori autentici di una volta. Consigliatissimo a chi ricerca la qualità dei piatti tipici della terra orobica, senza alcun compromesso.

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