Il sindaco Torchio

Perché Paderno è scettico sul nuovo ponte stradale sull'Adda (mentre Calusco dice sì)

«Il traffico si riverserebbe su strade urbane nei centri storici dei paesi». Tutti d'accordo, invece, sul ponte per il treno, che è urgente

Perché Paderno è scettico sul nuovo ponte stradale sull'Adda (mentre Calusco dice sì)
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Le due sponde manzoniane del fiume Adda sembrano destinate allo scontro. Da una parte il progetto sempre più probabile di due ponti nuovi, uno ferroviario e uno stradale, entrambi a sud dell'attuale viadotto. Un progetto caldeggiato da Calusco, sostenuto dall'assessore Terzi e da Rfi. Dall'altra, i paesi del “Milanese”, distanti per storia (e tanto altro) molto più di quei fatidici 266 metri che si frappongono tra loro. Ne parliamo con il sindaco di Paderno d'Adda, Gianpaolo Torchio, che guida in qualche modo la fazione degli scettici rispetto ai progetti in auge.

Sindaco Torchio, ci spiega perché siete contrari a un ponte stradale vicino a quello che sorgerà per i treni a sud dell'attuale San Michele?

«Non siamo contrari tout court, ma insieme ai quindici comuni del Meratese abbiamo posto alcune questioni, a cui riteniamo debbano essere date risposte. È evidente che un ponte viario sia necessario, lo è già adesso, e servirà ancora di più con la chiusura prevista del San Michele. Quelli che abbiamo formalmente posto, già a metà dell'anno scorso, sono alcuni temi che crediamo non possano essere ignorati».

Quali sono le questioni che ponete sul tavolo?

«Pensiamo che sia indispensabile un ponte che connetta la Bergamasca con la Brianza est verso il Monzese e la città metropolitana di Milano, ma è un tema che si sarebbe dovuto affrontare su una scala più ampia, tenendo conto del fatto che questo ponte porterà un traffico importate di mezzi, leggeri e pesanti, e bisogna valutare con attenzione come possa essere connesso alle vie di media e lunga percorrenza».

A oggi il traffico del ponte dove si riversa?

«I progetti che ci sono stati presentati scaricano sui centri abitati di Paderno, Robbiate e Verderio in primo luogo, ma anche su comuni come Bernareggio, Cornate, Ronco e sullo snodo di Cernusco Lombardone: su strade fondamentalmente urbane, se non addirittura in mezzo a centri abitati e a centri storici. A oggi non ci sono vie alternative, se si passa di qua, e le soluzioni proposte non risolvono questo problema, forse lo aggravano».

Vorreste portare questo traffico lontano dai paesi?

«Ci chiediamo se ha senso realizzare uno sbocco dall’Isola bergamasca per venirsi a incolonnare nei nostri paesi. Oltre a rimarcare i problemi di traffico e di inquinamento che questo comporta direttamente nei nostri centri abitati, ritengo che sia ben poco funzionale per i problemi di mobilità che si vogliono risolvere. Pensiamo che nel 2022 non si possa scaricare sui paesi una simile mole di veicoli. Le analisi del traffico (commissionate da Regione Lombardia e Rfi) confermano i dubbi che abbiamo in modo molto preoccupante. Dai dati forniti possiamo calcolare fino a duemila nuovi passaggi al giorno di mezzi pesanti nei paesi: ci sembra assolutamente antistorico. Bisognerebbe fare il contrario: contenere il traffico, renderlo fluido e portarlo fuori dai centri abitati».

Quali azioni avete intrapreso?

«Abbiamo chiesto fin dall’inizio di fare un ragionamento su scala più ampia, per individuare dove posizionare il ponte: non spetta al sindaco di Paderno stabilirlo, ma secondo noi era necessario un ragionamento che tenesse in considerazione più soluzioni».

Altri motivi del vostro scetticismo?

«Intorno al San Michele si estende la forra dell’Adda, una porzione di valle particolarmente significativa dal punto di vista storico-ambientale, riconosciuta dal Parco Adda Nord come area monumentale-naturale, dove si concentra un enorme valore storico, dal ponte ai navigli, dalle dighe alla centrale idroelettrica di inizio ’900. Luoghi di straordinario valore, riconosciuti come tali anche dalla stessa Regione: la vista dal ponte sull’Adda rappresenta una delle settanta viste sensibili del paesaggio lombardo. C’è dunque un tema paesaggistico fondamentale che deve essere affrontato».

E dunque cosa avete chiesto?

«Abbiamo chiesto di minimizzare l’impatto e di avere soluzioni all’altezza del contesto. Avremmo voluto che si partisse da un piano di inserimento paesaggistico dell’opera o delle opere».

E come hanno risposto?

«Evidentemente i problemi che abbiamo posto non sono stati considerati significativi: negli incontri con la Regione ci è stato confermato che verranno portati avanti i progetti che prevedono nuove opere nell’immediata prossimità del ponte San Michele, con due ponti a sud. Quelli di cui si parla ormai da un po'». (...)

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